martedì, Maggio 7, 2024
HomeManifestazioniAvvenimentiSono acque ancora proibite
È sempre valida l’ordinanza che vieta l’ancoraggio delle barche la pratica della pesca e l’attività subacquea tra Pal del Vo’ e Sirmione. Nessuno sa dove si trovano le bombe sganciate nel lago di Garda da aerei americani, due le zone di ricerca

Sono acque ancora proibite

Che fine hanno fatto le bombe del Kosovo, ora sui fondali del lago di Garda, sganciate da un aereo militare F-15 degli Stati Uniti d’America di ritorno da una missione in Kosovo? Alla domanda, nessuno sa come rispondere. Tornata alla ribalta in questi giorni, grazie alle vicende nazionali relative ai proiettili all’uranio impoverito usati nei Balcani ed oggi al centro di polemiche perché sospettati di causare malattie del sangue quali leucemie acute ai militari di stanza in quei luoghi, la domanda è ora di moda anche sulle bocche delle popolazioni gardesane. Soprattutto perché le accondiscendenti acque lacustri, in qualche recondita piega dei 370 chilometri quadrati che le delimitano, oltre ad antichi galeoni, bombe della seconda guerra mondiale e presunti tesori di Mussolini, ospitano sei «souvenir» americani. E nessuno finora, almeno in maniera ufficiale, ha dato inequivocabili delucidazioni sulla possibilità che anche le sei bombe, sganciate nel Garda il 16 aprile 1999, contenessero uranio impoverito. Più difficile che fare sei al Superenalotto poi, riuscire a sapere il luogo preciso in cui vennero sganciate le bombe e il tipo di ordigno. Qualche mese dopo l’aprile 1999 infatti, alcuni gruppi di subacquei delle Forze dell’ordine italiane assieme agli statunitensi, cercarono invano gli ordigni sui fondali del Garda. In un primo tempo, le ricerche si concentrarono in uno specchio d’acqua compreso tra Torri, Toscolano Maderno e Bardolino. Poi, si spostarono più a sud, nella zona compresa tra il Pal del Vo’ e Sirmione. E difatti, proprio lungo la costa veronese da punta San Vigilio fino al territorio comunale di Bardolino, l’Ispettorato di porto dipendente dalla Regione Veneto emanò diverse ordinanze, l’ultima delle quali il 7 ottobre 1999, con cui veniva interdetta «qualunque forma di attività subacquea, di ancoraggio e pesca» in quello spazio, ampio in tutto svariati chilometri quadrati. Neppure i pescatori della Cooperativa di Garda, soliti pescare in quelle floride acque, vennero esentati dall’anatema ufficiale e, da quel momento, non poterono proseguire nella loro attività. Fonti delle Forze dell’ordine fanno ora sapere che nessuna delle ordinanze del 1999 risulta ancora revocata. Cioè quel tratto di lago, indicato in una mappa nautica allegata all’ordinanza, è ancora interdetto a qualsiasi attività. E quindi, almeno in teoria, carabinieri nautici, polizia lacustre e quant’altri si occupano di sicurezza, tutt’ora dovrebbero denunciare pescatori, turisti e chi non ottempera all’ordinanza dell’Ispettorato di porto di Verona. Nel 1999, il sindaco di Torri Alberto Vedovelli, «su istanza del partito della Rifondazione comunista», come il primo cittadino stesso ha spiegato, aveva fatto protocollare una «missiva al prefetto per conoscere lumi in merito alla vicenda e notizie più precise». «Missiva che a tutt’oggi», conferma Vedovelli «è rimasta lettera morta. A cui nessuno ha risposto». Inoltre, il deputato di Alleanza nazionale Alberto Giorgetti, ha recentemente promosso una interpellanza parlamentare al Consiglio dei ministri e al ministro della Difesa per conoscere se sia intenzione dell’Italia recuperare le bombe e quali iniziative urgenti siano state attuate per «scongiurare ogni pericolo per l’inquinamento del lago e delle zone limitrofe per tutelare la salute pubblica». Da ultimo, per non creare forse inutili allarmismi nelle popolazioni gardesane, va detto che dalle misurazioni dei vigili del fuoco che monitorizzano periodicamente il livello di radioattività anche sulle sponde lacustri, non sembrano emergere dati preoccupanti, né aumenti della radioattività (come pure riportato, alcuni giorni fa, da L’Arena ). Viene inoltre ritenuto molto improbabile un inquinamento radioattivo o un rischio per le popolazioni gardesane, data la profondità delle acque lacustri, in cui potrebbero essere finite le bombe. Ma sapere ufficialmente se gli ordigni contengano o meno materiale inquinante per il lago o nocivo per le persone, e conoscere quali reali probabilità ci siano di recuperare queste bombe dalla temporanea «discarica» lacustre, non pare fuori luogo. Almeno ai cittadini gardesani. Gerardo Musuraca

Articoli Correlati

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Dello stesso argomento

- Advertisment -

Ultime notizie

Ultimi Video