Un vento più furibondo e teso di qualunque fortunale soffia nelle vele della «Siora Veronica», il bragozzo varato domenica scorsa da Hans Renner che intende utilizzarlo per crociere turistiche sul lago: il vento della nostalgia, degli anni che scappano uno dietro all’altro in fuga rapinosa, cambiando le carte in tavola senza che uno nemmeno se ne accorga. Il giorno stesso in cui è apparsa sul giornale la notizia della festa in piazza per la Siora Veronica, è piombato in redazione, secco come un chiodo, abbronzato ed azzimato come un figurino, Guerrino Delana, ottanta e più primavere sulle spalle. Nelle manone agitate in continuazione, un ritaglio dell’Alto Adige del 5 agosto 1959 che annunciava, con titolo su tre colonne ed una foto (quasi una rarità nel grigiore di piombo delle pagine di quegli anni) che il Norge II era tornato a veleggiare sul lago. Il Guerrino, sempre pronto a cavalcare nuove imprese per sbarcare il lunario, aveva scovato a Toscolano un barcone mezzo sfasciato, l’aveva comprato, tirato col motoscafo Adriano (nonno degli Speedy) condotto da Guido Danti a Malcesine al cantiere Feltrinelli dove l’avevano rimesso a nuovo. Luccicante e splendido, con un paio di vele dipinte da Arrigo Dal Lago, ribatezzato Norge II (il Norge I era la barca di Luigi Bigio Delana, padre di Guerrino), il barcone portava in giro, agli ordini del capitano Chicarini, i rappresentanti delle prime agenzie di viaggi che, dopo i disastri della guerra, stavano riorganizzando il turismo europeo e riscoprendo il Garda. Cinquant’anni più tardi la storia si ripete: uno scafo prima dimenticato e poi rimesso a nuovo, varato col suo carico di progetti per l’avvenire. Il vederlo scritto ha costretto Guerrino Delana a misurare tutt’intera la distanza in cui il Norge è sprofondato. Nessuna sorpresa se il vecchio marinaio ha avuto uno scatto.
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Cinquant'anni prima della Siora Veronica un altro bragozzo navigava il lago