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Turisti a cavallo sulle antiche vie

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Cresce l’in­ter­esse ver­so il tur­is­mo a cav­al­lo, il cosid­det­to ippo­tur­is­mo, e con esso le inizia­tive che ten­dono a ren­der­lo più facil­mente prat­i­ca­bile. Un paio, par­ti­co­lar­mente sig­ni­fica­tive, sono allo stu­dio sul­l’al­to Gar­da e — se per quel­la mag­giore ci sarà da atten­dere — per quel­la più sem­plice la fase del decol­lo è immi­nente. Si trat­ta di alcu­ni inter­ven­ti mod­esti ma essen­ziali sul­la sec­on­daria, quel­la meglio indi­ca­ta per il pas­sag­gio dei cav­al­li: mulat­tiere, car­rarec­ce, sen­tieri. Spes­so, però, queste che in pas­sato cos­ti­tu­iv­ano vere e pro­prie vie di comu­ni­cazione, van­no ormai scom­paren­do, ingoiate dal bosco. Inoltre, spes­so cav­al­li e cav­a­lieri sono costret­ti a tran­sitare nei cen­tri abi­tati. Ecco per­ché Gio­van­ni Zam­bi­asi, del­la scud­e­ria Castel­lo di Gaino (pro­prio sot­to il Monte Castel­lo), ha coin­volto nel­l’azione la Comu­nità mon­tana ed i comu­ni di Gargnano e di . «Neces­si­ta anz­i­tut­to ver­i­fi­care i pun­ti nevral­gi­ci del­la via­bil­ità abban­do­na­ta e, in alcu­ni casi pro­cedere alla puli­tu­ra e al recu­pero di stra­dine e sen­tieri. In altre cir­costanze sarà oppor­tuno creare veri e pro­pri by-pass, evi­tan­do così di attra­ver­sare qualche frazione mon­tana», spie­ga Zam­bi­asi. I lavori dovreb­bero iniziare già nelle prossime set­ti­mane. Ma, oltre a ques­ta pur impor­tante inizia­ti­va, ve n’è un’al­tra in cantiere, di dimen­sioni ben più con­sis­ten­ti: si trat­ta del­la futu­ra «Ippovia del Gar­da» che dovrebbe, tra le altre fun­zioni, avere quel­la di fornire sboc­chi alle centi­na­ia di cav­a­lieri che per­cor­rono la Valte­n­e­si e a tut­ti col­oro che, in breve tem­po, pos­sono por­tar­si sul Gar­da con la macchi­na e il car­rel­lo per il cav­al­lo. Las­ci­a­ta la vet­tura, l’ap­pas­sion­a­to potrà pros­eguire a cav­al­lo, lon­tano dal traf­fi­co e sen­za che sia indis­pens­abile la pre­sen­za di una gui­da. L’Ip­povia del Gar­da fa parte di un pro­gram­ma più este­so ed ambizioso, redat­to su inizia­ti­va del­la Comu­nità mon­tana Par­co del­l’al­to Gar­da, denom­i­na­to «Il tur­is­mo dif­fu­so». Ovvi­a­mente, il pas­sag­gio sarà pos­si­bile anche ai tradizion­ali escur­sion­isti e agli aman­ti del­la moun­tain bike. Ques­ta rete di sen­tieri avrà sboc­chi sul­l’ester­no del ter­ri­to­rio garde­sano, ver­so Tre­vi­so Bres­ciano e ver­so Ponte Caf­faro, per­me­t­ten­do in questo modo di rag­giun­gere la Valsab­bia, la Val­ca­mon­i­ca e il Par­co del­l’Adamel­lo. L’azione di pun­go­lo viene svol­ta, oltre che dal­lo stes­so Zam­bi­asi, anche da Mar­co Zani (in Valle Sab­bia) e Valenti­no Bronzin (Valle Camon­i­ca). Il prog­et­to defin­i­ti­vo per l’ip­povia del Gar­da (real­iz­zazione pre­vista per il 2005) è sta­to ste­so da Elisa Car­tu­ran e Michele Capret­ti, per con­to del Con­sorzio Fore­stale del­la Valvesti­no. Il trac­cia­to è orga­niz­za­to in nove trat­ti, che pos­sono essere per­cor­si in meno di cinque giorni, ma è pos­si­bile ricor­rere a sen­tieri alter­na­tivi, per ridurre la lunghez­za del tragit­to. La suc­ces­sione dei trat­ti prevede la pri­ma fat­i­ca tra Ren­zano di Salò e il Pas­so del­lo Spino (km. 13,5). Quin­di dal Pas­so Spino a Gaino (km. 12,5), Gaino — Cos­ta di Gargnano (km. 15), Poi a Pra­bione (km. 13,5), Stal­la Cor­va (km. 16,5), Per­sone (km. 14,5), Pas­so Cav­alli­no del­la Fobia (km 15,5), Gaino (km 19,5) e con­clu­sione del­l’anel­lo con l’ar­ri­vo a Ren­zano (km 17). In com­p­lesso un giro di qua­si 140 chilometri. Il prog­et­to per l’ip­povia è com­p­lesso e prevede la mes­sa in opera di stac­cionate, real­iz­zazione di cunette, tubazioni, potatu­ra siepi, mes­sa in opera di gab­bion­ate e anche la posa di un pon­tile rus­ti­co. Quan­to all’aspet­to finanziario, la spe­sa pre­vista (com­pren­si­va di spese tec­niche di prog­et­tazione e Iva) è di poco meno di 140 mila euro. Si legge nel­la pre­mes­sa al prog­et­to: «L’ip­povia è sta­ta stu­di­a­ta come un per­cor­so ad anel­lo che attra­ver­sa buona parte del ter­ri­to­rio garde­sano tra pic­coli pae­si e nuclei rurali, emer­gen­ze cul­tur­ali del­la tradizione e di nuo­va cos­ti­tuzione, il tut­to real­iz­za­to in uno sce­nario che si sno­da tra panora­mi arric­chi­ti dagli spec­chi lacus­tri del e di Valvesti­no, dai boschi del­l’al­to Gar­da, dai prati e dai pas­coli, dalle cenge roc­ciose delle alte quote e tal­vol­ta dagli incon­tri inaspet­tati con la fau­na locale».

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