venerdì, Aprile 26, 2024
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Mancano venti giorni al Gran Carnevale, ma tra i costruttori di carri arcensi e rivani la battaglia è già entrata nel vivo

Angelini de Stranforio ha lanciato il guanto della sfida

Sono in fibrillazione i costruttori arcensi di carri allegorici del gran carnevale. Anche quest’anno, infatti, in palio c’è l’«Arco d’Argento», l’ambito premio al vincitore del corso mascherato e i rivani, che da quattro anni partecipano da protagonisti alla sfilata carnescalesca, hanno già lanciato il guanto della sfida, sicuri della vittoria. Nel 2000 non raggiunsero l’obiettivo per essere stati, secondo i rivani, snobbati dalla giuria per via del solito campanilismo (anche se s’aggiudicarono il «premio simpatia» votato dalla marea degli spettattori). A lanciare il proclama è Gian Carlo Aldo Maria degli Angelini de Stranforio, per gli intimi solamente Gian Carlo Angelini, che si avvale del direttore artistico Roberto Piazza e del comitato manifestazioni rivane, tra i quali Ezio Buonaluce, Giuliano Miori, Laura e Renato Civettini. «Non è la solita sparata a salve carnevalesca, ma sono sicuro di portare in Rocca, a mo’ di trofeo di conquista, l’«Arco d’argento» – provoca degli Angelini – Tra noi e gli altri concorrenti v’è l’abisso, per via della differente “classe” nell’allestimento dei carri. La nostra costruzione, che ha per tema la fiaba di Mary Poppins, avviene in modo artistico, creativo. Lavoriamo come i “maestri” dei prestigiosi carnevali di Sanremo e Viareggio. Tutto viene allestito a mano, da certosini, e ricoperto da pezzi di giornale incollati per formare la famosa cartapesta. Poi la coloritura e l’addobbo. I nostri avversari, invece, di artistico hanno ben poco. Usano in gran parte pezzi riciclati preparati altrove e la dice lunga il fatto che i loro fornitori sono i costruttori di Viareggio con i quali hanno un collaudato feeling, corroborato da periodiche «trasferte di lavoro». L’unica preoccupazione è la giuria, speriamo, ma dubito, che non abbia il “male del campanile”. Per un giudizio più salomonico, infatti, dovrebbe tener conto di come s’approntano i carri».L’indomita baldanza dell’«ammiraglio» degli Angelini de Stranforio ha toccato nel vivo i costruttori arcensi e due di essi, Mario Matteotti del gruppo dei «Mattacchioni» e Renzo Ischia, il popolare «Gnochet» dei «Burloni», hanno risposto per le rime. «Ogni anno i “rivanei” propongono le solite favole venate dal “mal d’alga” vuol dire che non hanno le idee per temi impegnativi come i nostri – incalzano i due – e, quindi, ci chiediamo come pensano di poter vincere? Di certo, anche nel 2002, il filone dei benacensi srà il solito: storiella per bambini con l’immancabile imbarcazione. Nel 1999 allestirono un veliero, ora una barchetta e l’anno prossimo? Un barcone gardesano? Aspettare per credere».

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