giovedì, Aprile 25, 2024
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La dittatura delle multinazionali è come quella comunista

Fava scrive al presidente ceco Havel

Efrem Fava comincia la sua lettera al presidente Havel ricordando come nel viaggio verso Praga stesse appunto leggendo ne «Il potere dei senza potere» scritto dallo stesso presidente Havel che è necessaria «una ricostruzione morale della società, il «rinnovamento radicale del rapporto autentico dell’uomo con l’ordine umano» che non può essere sostituito da nessun ordine politico. Poi è successo l’incredibile «siamo rimasti ricattati e tenuti in ostaggio, gelati, stanchi, affamati, assetati, senza servizi igienici per diciotto ore finché i quattro non graditi (che la polizia non riusciva ad identificare e snidare, ndr) non si sono spontaneamente consegnati per evitare ulteriori disagi agli altri passeggeri». Fava non ha conosciuto né la dittatura stalinista né quella fascista e nazista: «Non mi era mai accaduto, in nessun paese del mondo, di essere trattato in quel modo. Mi sono chiesto come fosse possibile questo in un Paese di recente riconquistato alla democrazia ed alla libertà, con un Presidente di tale levatura morale, che ha personalmente subìto carcere e persecuzioni per i suoi alti sentimenti di giustizia e di libertà». Poi Fava s’è ricordato di un paragrafo del Castello di Kafka, dove si dice che lì, in quelle terre, la primavera è breve, brevissima. «Ho pensato quanto fu breve la primavera del 1968 quando tutti noi esultammo per le speranze che destava il socialismo dal volto umano di Aleksandr Dubc’ek e quando siamo morti nel cuore alla notizia dei carri armati sulla Vaclavsk’ e Man’esti. Ho pensato che anche la primavera del 1990 è stata breve, quando ho visto tutti i più bei palazzi di Praga venduti alle multinazionali, quando ho visto che a Praga c’erano ormai più banche che pivovarne, quando ho visto, martedì 26 settembre scorso, i carri armati (ancora i carri armati) sul Nuswelsky Most di Visehrad. Ho pensato che era già finita quando ho visto a Bude’jovuice un poliziotto con la faccia di S’vejk (ma non altrettanto simpatico) tirare giù dal treno due ragazzine e malmenarle davanti ai nostri occhi esterrefatti (matricola del poliziotto 244666, se può interessare). Ho pensato che la Repubblica ceca è caduta sotto una nuova dittatura, quella delle multinazionali che attraverso la globalizzazione dell’economia pretendono di comandare alla politica di ogni singolo stato. Un fantasma sui aggirava in questi giorni per le strade di Praga: lo chiamano dissenso, ormai, non solo in Europa occidentale, ma in tutto il mondo da Seattle e Davos, da Bologna a Praga. Tanti auguri signor Presidente, anche Lei sequestrato e tenuto in ostaggio dalle multinazionali. L’autocinesi del sistema, com’è del tutto evidente, non è finita».

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