venerdì, Aprile 19, 2024
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Primi passi per il Parco ma al convegno scarseggiano i sindaci

L’area protetta delle colline moreniche

Primi passi concreti per istituire il parco delle Colline moreniche del Garda: ieri mattina a Lonato si sono insediati quattro gruppi di lavoro che, entro tre mesi, dovranno presentare le bozze con i punti cardine dell’ambiziosa operazione di salvaguardia ambientale: la bozza della perimetrazione, dell’atto costitutivo, della formula giuridica, dell’autonomia finanziaria del futuro ente parco. Ai gruppi di lavoro partecipano i rappresentanti di una cinquantina di associazioni ambientaliste e di gruppi di volontariato, a testimonianza del grande fervore civico che questa iniziativa ha suscitato. Ma c’è per ora una grave lacuna: l’incontro è stato disertato in massa dai sindaci dei 41 comuni compresi negli ideali confini del parco, più o meno nel triangolo tra Roé Volciano, Volta Mantovana e Affi. Nel registro dei presenti al seminario di ieri si leggono solo i nomi del vicesindaco di Desenzano, Rodolfo Bertoni, e del sindaco di Roé, Massimo Ronchi, oltre ovviamente agli amministratori di Lonato, organizzatori dell¹ incontro, sindaco Perini in testa. Assenti gli altri 38 Comuni, e questo dà da pensare. «Ma noi andiamo avanti ­ dice Davide Baccinelli, assessore lonatese al territorio -. Il dialogo con gli altri Comuni entrerà in una fase operativa quando, fra tre mesi, saranno pronte le bozze dei documenti esecutivi. Su quelle carte, tutti i sindaci dovranno bene o male sbottonarsi». Lonato, insomma, ha tracciato la via, ma un’incognita fondamentale rimane: che cosa faranno gli altri Comuni? Il problema è che, istituendo il parco con norme vincolanti per tutti, i vari enti locali si vedano un po’ esautorati, costretti a spartire con altri il potere decisionale sul proprio territorio. Una limitazione di sovranità, insomma, che rischia già in questa fase di smorzare gli entusiasmi: senza accordo tra tutti i comuni il parco non si farà mai. «È questo l’aspetto principale su cui lavorare adesso ­ spiega fiducioso il professor Valerio Romani, docente di pianificazione territoriale all’Università di Genova e consulente del Comune di Lonato per il parco -. Due sono le opzioni possibili: fare un piano di coordinamento a cui dovranno adeguarsi i vari Comuni oppure, viceversa, progettare il parco a partire dai Piani regolatori di ciascun comune, con opportune modifiche qua e là. Già prevedibili, in ogni caso, sono le difficoltà circa la possibilità pratica di redigere un Piano territoriale di coordinamento nel quale convergano i consensi di tutti di tutti i Comuni interessati, al di là dei Piani regolatori di ciascuno». «A questo livello, molti ostacoli possono essere evitati individuando nel parco delle zone riservate alla pianificazione dei Comuni (quelle di minor pregio naturalistico e paesaggistico), che avrebbero così le mani relativamente libere almeno nello sviluppo di aree già soggette ad alta concentrazione urbana. Un altro procedimento, invece, che non escluderebbe dal parco i centri abitati, consiste nel costruire il Piano del parco a partire dai piani regolatori dei Comuni, variandone opportunamente alcune destinazioni, perimetrazioni e norme tecniche in un’operazione coordinata fra i vari enti locali». Così sarà possibile diminuire l’invasività del piano di coordinamento sui piani urbanistici locali, e attenuare così le preoccupazioni dei sindaci. I quali, per ora, restano alla finestra, come dimostrato dall’assenza in massa degli amministratori pubblici al seminario di ieri.

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