venerdì, Aprile 26, 2024
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Duce, il museo che non c'è

Lavori in corso a Villa Feltrinelli: ora è privata

I lavori in corso a Villa Fe-trinelli-Mussolini di Gar-gnano fanno ripensare alle mancate occasioni museali nella Riviera gardesana relative alla storia più recente. Le passioni umane, alla caduta di un potere, ne hanno sempre cancellato le testimonianze monumentali. Così avvenne delle antiche civiltà e così accade anche oggi. Le esperienze millenarie non hanno insegnato che le demolizioni (o lo svilimento) di monumenti non cancellano la storia. Impoveriscono solamente i territori di testimonianze che talvolta possono costituire monito a non ripetere tragici errori e che nel tempo possono assurgere a patrimonio artistico-culturale. D titolare di una libreria racconta che lo scorso anno alcuni turisti americani gli chiesero dove fosse il Museo della Repubblica di Salò. Fu costretto a rispondere che non esiste museo alcuno; la villa che fu dimora di Mussolini a Gargnano non era visitabile, perché di proprietà privata.Nel luglio del 1997, per iniziativa di Rossana Bettinelli, presidente della ‘sezione bresciana di Italia Nostra, e di Tino Bino, assessore alla Cultura e al Turismo dell’Amministrazione Provinciale, fu compiuto un ultimo vano tentativo per sollecitare il ministero competente all’acquisizione di Villa Feltrinelli-Mussolini. Nella lettera inviata al ministro Veltroni (all’epoca alla Cultura) e al doti Mario Serio, direttore del ministero ai Beni Culturali e Ambientali, che accompagnava una petizione popolare, era richiamata l’urgenza di esercitare, in base alla Legge 1089, il diritto di prelazione sulla storica villa posta in vendita. «Anche da parte dell’Amministrazione Provinciale di Broscia – veniva scritto – si sottolinea la centralità di Villa Feltrinelli dal punto di vista storico culturale e turistico».L’edificio sarebbe dovuto entrare a far parte di un progettato itinerario museale in tré tappe intitolato «I Luoghi della Repubblica Sociale Italiana»: Gargnano, «dove ebbero sede i più importanti uffici ministeriali della Repubblica Sociale, e dove Mussolini ebbe dimora a Villa Feltrinelli»; Gardone Riviera «capitale tedesca nei 18 mesi della Repubblica Sociale – in effetti capitale del Sud Europa -, sede di comandi, tribunale militare, ambasciate, installazioni radio, sala stampa per rappresentanze giornalistiche internazionali, e sede di presidio ospedaliere, dichiarato zona franca in base alla Convenzione internazionale di Ginevra»; Salò «città in cui si svolsero i più importanti episodi di lotta partigiana della Riviera». D documento evidenziava che «Villa Feltrinelli di Gargnano, per rilievo storico e ambientale, assume il valore primario, già oggi meta turistico-culturale per quanti amano conoscere i luoghi segnati dalla storia. La piena disponibilità dell’immobile – in cui potrebbero essere ubicati sia gli uffici del Centro studi, sia il Museo – è condizione fondamentale per la realizzazione del progetto».La proposta indicava anche altri monumenti del museo: a Gardone Riviera la Torre San Marco «di proprietà pubblica, già darsena di Gabriele d’Annunzio facente parte della tenuta del Vittoriale degli Italiani, potrebbe ospitare la ricostruzione per immagini della mappa della “capitale tedesca” durante la Repubblica di Salò, a conferma della vocazione internazionale della località. Stazione climatica invernale mitteleuropea nata nel 1883 per merito di medici ed ingegneri austriaci e tedeschi. La Torre San Marco fu luogo d’incontro dei convegni fra Mussolini e Claretta Petacci, che dimorò nell’attigua Villa Fiordaliso, come hanno documentato personaggi della Resistenza»; a Salò «il Comune sta valutando la possibilità di adibire a Museo della Resistenza e della Repubblica di Salò, e a sede della relativa Fondazione, l’edifìcio storico di Via Fantoni, che ospitò uffici durante la Rsi».Ma l’istanza rivolta all’allora ministro Veltroni e al doti. Serio non ebbe esisto positivo. Villa Feltrinelli fu venduta a stranieri. Ora sta per essere trasformata in albergo, o forse in un residence, comunque in un edificio che rimarrà sicuramente privato.D notevole edificio fu costruito in località San Faustino, dove nel XVIII secolo esisteva un oratorio e un cimitero. Venne realizzato nell’ultimo decennio dell’Ottocento per volontà di Giacomo Feltrinelli. L’architetto Solmi (o l’architetto Belgioioso, secondo altri studiosi) progettò un castelletto neogotico articolato in tre corpi di fabbrica di diversa altezza, realizzato quasi in riva al lago e circondato da parco e limonaie. La decorazione dell’interno fu affidata al pittore milanese Lieti; in armonia con i goticismi degli esterni e degli arredi interni, venne dipinta la miniaturistica «preraffaellita» della camera da letto nota per essere stata abitata da Mussolini e detta dell’«Ave Maria».La villa venne requisita nell’ottobre 1943 alla famiglia Feltrinelli e destinata a residenza di Mussolini sino alla caduta della Repubblica di Salò, nell’aprile 1945. In tale periodo fu abbattuta la sommità della torretta per ragioni di sicurezza.Nel 1981 l’edificio passò dagli eredi di Giangiacomo Feltrinelli alla Gargnano Immobiliare s.r.l. dei costruttori Regalini di Brescia. Lo scomparso Soprintendente architetto Gaetano Zamboni, non troppo tempestivamente informato di quanto stava avvenendo, pose opportunamente il vincolo sull’arredo (in aggiunta a quello previsto dalla legge n. 1089 del 1939), bloccando il saccheggio in atto nel quasi vuoto di proprietà fra cessione e acquisto; purtroppo, quando intervenne, i pezzi più preziosi erano già stati asportati e fu impossibile rientrarne in possesso.D tentativo di acquisizione pubblica di Villa Feltrinelli-Mussolini compiuto nel luglio 1997 fu l’ultimo di una serie. Nella primavera del 1992 l’annuncio apparso sul supplemento domenicale del «New York Times» della vendita per 5 milioni 900 mila dollari di Villa Feltrinelli (circa sette miliardi al cambio di quel periodo) non lasciò indifferente l’Amministrazione comunale. Il sindaco rag. Enrico Lievi dichiarò in un’intervista che già nel 1981 il Comune si era interessato alla possibile acquisizione dell’edificio messo allora sul mercato a 990 milioni. Prese contatto con il ministro ai Beni culturali Biasini, «ma ci fu una crisi di governo: il governo ritenne troppo onerosa la spesa e non se ne fece nulla». Nel maggio 1992 ancora il sindaco Lievi portò in Consiglio comunale il problema e anche la minoranza fu concorde sulla necessità di acquisizione, previ opportuni controlli e fatte salve alcune condizioni: «che sia rispettato il Piano regolatore, che la proprietà non possa essere divisa e che non vi si costruisca nulla». Dal canto suo l’assessore Camillo Bianchi dichiarò: «n valore storico-architettonico di Villa Feltrinelli è notevole; fame un museo potrebbe essere una soluzione felice per lo sviluppo turistico di Gargnano».u cambio dei vertici comunali e le vicende dello stesso ministero ai Beni culturali non resero possibile lo sviluppo del progetto, votato dagli amministratori gargnanesi. E nemmeno i successivi tentativi per indurre le competenti autorità all’acquisizione pubblica dello storico edificio ebbero buon esito, come raccontato. E andata così persa, forse per sempre, un’opportunità culturale e turistica. .

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