sabato, Aprile 20, 2024
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Ripristinata la storica manifestazione dedicata al celebre vino bianco. Battaglia all’ultima bottiglia tra aziende bresciane e veronesi

Risplende la stella del Lugana

La Stella del Garda brilla sulla Lugana e sul suo vino. La storica manifestazione vinicola dedicata al bianco del tratto più a sud del lago è stata ripristinata dopo qualche anno di oblìo dal Consorzio di tutela del Lugana. Con un regolamento altamente selettivo: per conquistare la Stella in una delle tipologie previste dal disciplinare di produzione occorre che in un quinquennio una cantina ottenga per almeno tre anni il giudizio positivo da parte prima di una commissione di enotecnici e poi d’una ipercritica giuria di giornalisti specializzati. Insomma non è per niente facile fregiarsi di questo simbolico, ma ambitissimo titolo. Com’è andata la prima edizione della Stella nuova versione? «Molto bene», dice entusiasta il presidente del consorzio, Paolo Fabiani , «perché il rigore dimostrato dalle due commissioni, quella dei tecnici e quella dei giornalisti, è una garanzia. La Stella del Garda è importante per il Lugana: articolandosi su più anni, serve a fare il punto sulla situazione produttiva e a delineare i possibili percorsi di ulteriore crescita del nostro vino». Un vino, il Lugana, un po’ veronese e un po’ bresciano. O meglio, l’area di produzione del Lugana è per un pezzettino soltanto in provincia di Verona, nel territorio comunale di Peschiera, mentre la parte preponderante è nel Bresciano, fra Pozzolengo, Lonato, Desenzano e Sirmione. E in nome della «par condicio» geografica, le commissioni d’assaggio hanno lavorato a Sirmione, mentre le premiazioni si sono svolte a Peschiera, presso l’enoteca dell’ex caserma d’artiglieria. Pur numericamente svantaggiati, i produttori d’area veneta si sono comunque «difesi» alla grande nella ritrovata kermesse enoica. Nella categoria dei Lugana 2001 il match è finito in parità, con la segnalazione conquistata da Ottella e Zenato sul fronte veneto e da Brunello di Pozzolengo e Visconti di Desenzano in riva lombarda. Nella tipologia Lugana Superiore è stato un dominio bresciano: finalisti sono stati i vini dell’azienda Cà Lojera di Sirmione, delle Cantine della Valtenesi e della Lugana di Moniga del Garda e delle cantine Marangona di Pozzolengo, ma di nuovo un risultato di parità lo si è avuto nel Lugana affinato nel legno, con la giuria che ha segnalato l’azienda agricola Cà dei Frati di Sirmione e l’azienda vitivinicola Zenato di Peschiera del Garda. Parità anche nella spumantistica: se fra le bottiglie prodotte col metodo classico si sono imposte quelle bresciane di Cà dei Frati e Visconti, nella tipologia charmat è stato dominio veronese, con Sergio Zenato che ha raccolto la terza nomination. «Ma qui non conta», sottolinea Fabiani, « l’essere veronesi o bresciani. Quel che importa è fare ottimo Lugana, continuare l’impegno sulla strada della qualità, per dare sempre nuove prospettive al nostro vino». Un vino che, tra l’altro, riscopre anno dopo anno la sua identità storica. Gli studiosi del settore stanno dimostrando che il trebbiano di Lugana ha caratteristiche tali da individuarlo come un vitigno autoctono, tipico ed esclusivo delle morene del Garda.

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