venerdì, Aprile 26, 2024
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La coltivazione del «bianco pregiato» funziona: un nuovo business dopo vino e olio. Nel Bresciano se ne raccolgono 25 quintali all’anno

Tartufi, il lago sfida Alba

Torna in scena questo fine settimana a Puegnago la Mostra Mercato del Tartufo Bresciano (ne riferiamo ampiamente nella pagina a fianco), principale punto di riferimento di un settore ricco di potenzialità economico-produttive ancora inespresse: e il sipario sulla manifestazione si alza quest’anno in un clima di grande attesa per i risultati della sperimentazione bresciana sul Tuber Magnatum, il ricercatissimo «bianco pregiato», inaugurata quattro anni fa da Virgilio Vezzola, presidente dell’Associazione Tartufai Bresciani e fra i massimi esperti del settore a livello mondiale. Alcuni anni fa Vezzola, in seguito ad una serie di ricerche, è riuscito a realizzare nella nostra provincia quattro impianti con radici di piante micorrizate, cioè innestate, con spore di «Magnatum», risultate positive anche a un apposito test del Dna: piante che, promette ora Vezzola, entreranno entro breve in produzione. Il periodo d’attesa è stato lungo, ma ormai siamo quasi agli sgoccioli: tempo un anno, massimo due, i primi tartufi bianchi derivanti da «micorrize» potrebbero arrivare sul mercato. Se la sperimentazione di Vezzola si dimostrasse davvero positiva, la provincia di Brescia – che è territorialmente vocata alla crescita del tartufo – potrebbe conoscere l’esplosione di un business che ha fatto grandi realtà come la piemontese Alba e l’Umbria: basti pensare che le quotazioni attuali del «bianco pregiato» viaggiano attualmente su una media di 8 milioni al chilogrammo. Vezzola non manca di esprimere ottimismo, anche perchè proprio in questi giorni ha raggiunto un altro risultato straordinario, raccogliendo i primi esemplari in alcuni impianti sperimentali, sempre realizzati nel Bresciano, di Tuber Macrosporum, altrimenti detto Nero Liscio, tartufo molto raro e per questo molto pregiato, di altissimo livello qualitativo, che può superare la quotazione di un milione al chilogrammo e che vanta tra l’altro forti affinità con il Magnatum: stesso profumo, e, soprattutto, stessi ambienti e caratteristiche del «bianco». E sono queste stesse affinità a far credere che ormai le porte stiano per spalancarsi anche alla crescita del Magnatum. «Fino ad ora la sperimentazione è andata avanti bene», annuncia Vezzola, recentemente indicato dal Comitato nazionale delle ricerche di Torino su una importante pubblicazione scientifica americana come il primo pioniere a livello mondiale di questa sperimentazione sul Magnatum. L’arrivo dei primi esemplari micorrizati di «liscio nero» sarà quindi l’evento principale di una Mostra che richiama appassionati da ogni parte d’Italia e d’Europa, e che si propone come vetrina di un settore complesso, poco conosciuto anche per la naturale ritrosia dei cercatori a rendere pubblici i loro raccolti e le loro attività. L’Associazione Tartufai Bresciani associa 180 cercatori in tutta la provincia. Stime non ufficiali dicono che la raccolta provinciale annua si aggira sui 20-25 quintali: ma la domanda è superiore di almeno tre volte. Le specie predominanti? L’Estivo, che quest’anno è stato abbondante, il Tuber Uncinatum (la raccolta 2001 non è andata male) e il Nero Pregiato, che si comincia a raccogliere in questi giorni e che vale sul milione al chilogrammo. Non è impossibile trovare anche esemplari di Tuber Magnatum, soprattutto nell’area del basso Garda. Considerando una media di circa mezzo milione al chilo (nessun esemplare scende sotto le 300 mila), si ha il quadro di un business considerevole, che tuttavia potrebbe davvero conoscere nuovi, importantissimi sviluppi se le ipotesi di Vezzola dovessero venire pienamente confermate.

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