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Torneo delle contrade la vittoria va a Portese

C’era la folla delle serate migliori alla conclusione del «Torneo delle contrade», sul campetto dell’oratorio di San Felice. Da anni la manifestazione «riscalda» l’estate (l’altro momento-clou è rappresentato dalla processione della Madonna del Carmine), mettendo a confronto gli abitanti dei vari quartieri, bravi e brocchi. Questa volta, poi, la finalissima opponeva una squadra del capoluogo e una di Portese, la frazione rimasta comune autonomo fino al 1927. Tra le due località non è mai corso buon sangue. Fin da quando, nel 1855, don Tommaso Navoni, parroco di Portese, venne ucciso a coltellate da tre suoi dipendenti. Uno, di San Felice, lasciò in eredità al suo paese l’appellativo di «copa precc de San Filis». Una lapide, collocata sul sagrato della chiesa, ricorda ancora oggi l’episodio. E sul luogo del delitto c’è una croce incisa nel cemento, sopra un teschio, tra due ossa incrociate. I secoli hanno stemperato l’astio. Però, sotto la pelle dei più anziani, covano tensioni. E ogni occasione serve a guardarsi in cagnesco (lo scontro sul cimitero, il trasferimento delle scuole, il prete sgradito, l’acciottolato realizzato prima di altre opere), nonostante le esortazioni dei saggi. Stavolta l’atmosfera è rimasta nei limiti di una sana rivalità. E il «Castello» di Portese ha battuto 2-0 la «Montanera» di San Felice. Formazione dei vincitori: Moris Giacomini, Rodolfo Trenti, Marco Vitali, Simone Bocchio, Luca Franceschini e James Bodei, gli ultimi due sostituiti alla distanza da Valerio Rosina e Gian Carlo Mattei. Gli sconfitti: Giovanni Baccolo (strano che il figlio del «bersaglier», uno lesto a correre con le piume al vento, se ne stia calmo e rilassato in porta), Andrea Volponi, Germano Bertelli, Ugo Apostoli, Riccardo Goffi e Ivan Gaetarelli, rilevati nella ripresa da Simone Maruelli e Gian Luca Giacomini. Il Castel ha sbloccato con una strepitosa azione di Bocchio e, raddoppiato, nel finale, con Vitali. Il direttore tecnico, Ulisse Pasini (uno che suona nel complesso «Così per cantare» e tutti gli anni porta fiori sulla tomba di Augusto Daolio, il leader dei Nomadi scomparso nel ’92), ha disegnato una compagine equilibrata, che offre musica brillante. Per il terzo posto la «Posa» ha sconfitto 6-3 la «Palada». Grande prova del netturbino Giovanni Oro, che ha firmato una tripletta. Ma dall’altra parte c’era il monumentale Daniele che, dopo le prodezze da attaccante nelle eliminatorie (tanto da meritare l’appellativo di «Rivaldo»), retrocesso tra i pali, ha un tantino deluso. In semifinale il «Castel» di Portese aveva superato la «Posa» soltanto ai rigori, mentre la «Montanera» si era sbarazzata 5-2 della «Palada». Da sottolineare la prova dell’arbitro, Fabio Avallini, di Vobarno, ex impiegato del Battisti di Salò. Scattante (è sempre rimasto nel cerchio di centrocampo), paterno (nessun espulso, solo cartellini gialli) e cristiano. Conosciuto per avere ammansito l’anno scorso un feroce cane randagio, piombato all’improvviso nel suo ufficio, Avallini si rivolgeva al recalcitrante Issam, un extracomunitario che lavora in un’azienda del paese, con un amichevole «Ehi, fratello!». Proprio come San Francesco. Alla fine il parroco, don Bruno Rossi, ha distribuito coppe e trofei.

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