sabato, Maggio 18, 2024
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Un passo in avanti sul fronte del contenimento del fenomeno che da ormai cinque anni colpisce il basso lago tra Sirmione e Peschiera. Analisi contestuali a quelle condotte sulla qualità delle acque.

Alghe a raffica: la Regione studierà in fenomeno

Per la prima volta, quest’anno la Regione Lombardia realizzerà un monitoraggio sul fenomeno delle alghe e delle macrofite sommerse del lago di Garda. Lo ha comunicato ai distretti competenti dell’Asl la direzione generale della Sanità, spiegando che i controlli verranno eseguiti contestualmente ai consueti prelievi di campioni che vengono effettuati gli esami sulla qualità delle acque, e, quindi, per verificare le condizioni della balneabilità. Il fenomeno delle macrofite, piante acquatiche che a un certo punto del ciclo vitale si staccano dai fondali in grande quantità per arrivare in superficie (e andare in putrefazione), è iniziato sul Benaco circa cinque anni. Finora il problema è rimasto circoscritto nell’area meridionale del lago, una zona caratterizzata da fondali estremamente bassi; ma il pericolo che possa estendersi anche in aree vicine non è del tutto scongiurato. E nonostante i numerosi proclami fatti negli anni scorsi, il problema non è stato ancora affrontato con la dovuta decisione. La causa va ricercata principalmente nel palleggio di responsabilità e di competenze tra enti statali, province e comuni. Diciamo subito che la competenza relativa agli interventi è dell’Autorità di bacino del Po, alla quale il Garda appartiene funzionalmente. Ma per via degli esigui fondi a disposizione e per una probabile lentezza (o incapacità) decisionale, la questione delle alghe è rimasta praticamente ferma: nessun apprezzabile passo in avanti nonostante i continui e pressanti solleciti da parte soprattutto dei sindaci di Peschiera e di Sirmione. Questi due comuni sono stati i più tartassati dall’apparizione delle erbe acquatiche. Negli anni scorsi, con l’eccezione del 2000, tonnellate di vegetali staccatisi dai fondali finivano sulle spiagge e nei porti, a imputridire sotto il sole cocente dell’estate. Ci sono voluti centinaia di milioni, spesi dalle due amministrazioni comunali, per arginare il fenomeno e per evitare che i litorali finissero sotto una montagna di vegetazione puzzolente. Più tardi, dopo un ennesimo vertice con l’Autorità di bacino, con i dirigenti delle province di Brescia e Verona, delle Asl, della Comunità del Garda e delle amministrazioni comunali, si è deciso di dar vita a un comitato scientifico per chiarire le cause sulla proliferazione delle macrofite. Si è poi parlato di un battello taglia alghe, ma anche di questo si sono perse le tracce.

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