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Tutti i 41 mila studenti bresciani degli istituti superiori, pubblici e privati, potranno ritirare la documentazione alle segreterie delle loro scuole.

Buoni sconto scuola dalla Provincia

Buoni studio al via: gli uffici dell’assessorato provinciale all’Istruzione hanno predisposto i bandi per l’erogazione del contributo alle famiglie. Tutti i 41 mila studenti bresciani degli istituti superiori, pubblici e privati, potranno ritirare la documentazione alle segreterie delle loro scuole. Le domande di partecipazione al bando dovranno essere consegnate a partire dal primo settembre fino alle 12 del 16 ottobre sempre alla segreteria della scuola oppure all’Ufficio Pubblica Istruzione della Provincia, in via Musei 32 a Brescia (ma si raccomanda soprattutto la prima sede per questioni organizzative). I moduli sono scaricabili anche da Internet, cercando nel sito www.provincia.brescia.it. Per dichiarare il possesso dei requisiti e le spese, gli studenti (se maggiorenni) o i genitori potranno usare il sistema dell’autocertificazione. Ricordiamo che l’ammontare dei buoni studio è di un miliardo e mezzo, stanziato per rimborsare alle famiglie (fino ad esaurimento della cifra) le spese scolastiche sostenute nell’anno 1999 – 2000. «È un’iniziativa importante – dice l’assessore provinciale Mauro Parolini – che vogliamo sperimentare per sostenere il diritto allo studio e dare attuazione alla legge sulla parità scolastica. L’intervento si propone di aiutare le famiglie a svolgere il compito educativo di cui sono investite e agevolare la creazione di un sistema scolastico integrato. Un rigraziamento ai presidi è d’obbligo – prosegue – per la collaborazione dimostrata sul versante operativo». Entriamo adesso nel dettaglio. I requisiti. Possono chiedere l’ammissione al bando tutti gli studenti degli istituti superiori statali o legalmente riconosciuti, compresi i corsi serali, esclusi quelli di recupero. Inoltre non bisogna essere stati bocciati più di una volta alle superiori; bisogna avere conseguito almeno la media di 6/10 con non più di un debito formativo per chi già frequenta la scuola secondaria superiore oppure la votazione di sufficiente agli esami di licenza media per gli iscritti al primo anno. Altra cosa: il reddito. Per poter partecipare al bando non bisogna superare i 20 milioni lordi pro capite (reddito familiare complessivo diviso per i componenti). Le graduatorie. Il miliardo e mezzo complessivo è diviso in due fasce: 800 milioni per le famiglie che hanno sostenuto spese superiori ai 2 milioni e mezzo e 700 milioni per le altre. La formazione delle graduatorie terrà conto di tre variabili: merito (voti conseguiti nell’anno scolastico 1998-99), reddito imponibile (relativo al 1998) e spese sostenute (1999-2000). Il massimo del punteggio per ogni voce è 10. Per il merito, ad esempio, una media oltre il 9 vale i 10 punti, un solo punto per una media fra il 6 e il 6,5 (o sufficiente), 6 punti per una media oltre il 7 e fino all’8 (oppure distinto). Nel caso del reddito la regola è inversa: più quest’ultimo è basso, maggiore è il punteggio. Dieci punti per le famiglie con reddito pro capite fino ad 8 milioni; solo 2 punti per quelle oltre i 18 e fino a 20. In mezzo, ovviamente, la scala variabile. Infine le spese sostenute. Esse dovranno riguardare, fra l’altro, l’acquisto dei libri e del materiale didattico, le tasse scolastiche e d’iscrizione, le rette di frequenza, le spese per la mensa e i trasporti. Dieci punti per spese superiori ai 5 milioni, 8 fra i 4 e i 5 milioni e via decrescendo fino a 2 punti per costi da 500 mila lire al milione. Le graduatorie saranno predisposte dall’Ufficio pubblica istruzione della Provincia. A parità di punteggio sarà data priorità alle domande con il reddito minore. L’ammontare. Il buono studio rimborserà il 50% delle spese delle famiglie ammesse al contributo con un massimo di 2 milioni ed un minimo di 300 mila lire. «La scelta di dividere il miliardo e mezzo in due fasce – sostiene l’assessore, negando una volontà discriminatoria a sfavore delle scuole statali – evita di polarizzare i fondi su coloro che più hanno speso». Mauro Parolini replica anche all’iniziativa dei consiglieri provinciali Ds che hanno presentato all’Oreco un ricorso contro la delibera che approva il regolamento dei buoni studio. «Essere contrari alla loro istituzione è legittimo. Quello che non capisco è perchè non dichiararlo apertamente mascherandosi dietro a presunte irregolarità formali». Quanto alla pure contestata scelta di riferire i buoni all’anno appena chiuso: «Non abbiamo fatto il bando per orientare gli studenti verso le statali o le private, ma per aiutare le famiglie. Cominciare già nel 1999-2000 e non dal 2001 significa nel lungo periodo poter erogare più fondi». Enrico Mirani

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