martedì, Dicembre 5, 2023
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Celle dei frati e monete d’argento negli scavi di Monte San Michele

Si stan­no riv­e­lando sem­pre più con­sis­ten­ti e inter­es­san­ti i rin­ven­i­men­ti emer­si da una serie di scavi arche­o­logi­ci e di sag­gi effet­tuati nel­l’area del­la Bas­tia, sul monte San Michele, dal­la scor­sa pri­mav­era ad oggi, pro­mossi dal Comune in col­lab­o­razione con la Soprint­en­den­za arche­o­log­i­ca. Sono infat­ti venu­ti alla luce le basi delle due absi­di irre­go­lari ed il perimetro del­la chiesa medio­e­vale di San Michele, con ben quat­tro liv­el­li di pavi­men­tazione, sono state trovate inoltre sei celle dei frati del­l’an­ti­co con­ven­to ed un poz­zo veneziano doppio al cen­tro del­l’inse­di­a­men­to. Sono state rin­venute anche numerose ossa, 42 mon­ete d’ar­gen­to del­l’XI-XIII sec­o­lo, un vano di fusione del­la cam­pana del­la chiesa ed alcu­ni grossi muri perime­trali del­la for­ti­fi­cazione altome­dio­e­vale del­la Bas­tia. «L’inse­di­a­men­to del­la Bas­tia è un inter­es­sante esem­pio di per­sis­ten­za umana dal­la preis­to­ria al XVIII sec­o­lo sul colle di San Michele, in quan­to oltre ai reper­ti medio­e­vali sono venu­ti alla luce ele­men­ti arche­o­logi­ci romani, come una colon­na tagli­a­ta, un sar­cofa­go e resti di pavi­men­tazione», spie­ga il seg­re­tario comu­nale Gio­van­ni Tamà, appas­sion­a­to di arche­olo­gia. «Il monte San Michele fu for­ti­fi­ca­to dai », pros­egue, «ed in segui­to divenne vera e pro­pria fortez­za, Bas­tia, con mura in pietra che cir­con­da­vano il pianoro som­mi­tale e ospi­ta­vano il nucleo più anti­co del paese di Cavaion, in parte anco­ra da inda­gare in quan­to ricade all’in­ter­no del­la base Nato». Una pri­ma chieset­ta ded­i­ca­ta a San Michele sorge­va qui anco­ra nel IX sec­o­lo, poi ampli­a­ta nei sec­oli attorno al Mille. Nel XIII-XIV sec­o­lo, quan­do la chiesa ave­va ormai per­so impor­tan­za a scapi­to di quel­la di San Gio­van­ni Bat­tista, costru­i­ta più in bas­so, in fian­co venne costru­ito un con­ven­to dei monaci olive­tani. Tutte le strut­ture furono dan­neg­giate dalle truppe di Jacopo dal Verme, che occu­parono la Bas­tia nel 1399 fino alla loro scon­fit­ta da parte dei veneziani. Durante il gov­er­no del­la Repub­bli­ca di Venezia il con­ven­to e la chiesa di San Michele furono restau­rati, ma nel 1509 i con­federati del­la Lega di Cam­brai dis­trussero ogni for­ti­fi­cazione e rov­inarono nuo­va­mente la chiesa. Ristrut­tura­ta qualche anno dopo, nelle vis­ite pas­torali del­la pri­ma metà del XVI sec­o­lo, risul­ta cus­todi­ta da un eremi­ta. In segui­to, con l’ab­o­lizione degli ere­mi, la chiesa passò sot­to la giuris­dizione del­la par­roc­chia di Cavaion. Nel 1710 venne dev­as­ta­ta dai sol­dati france­si; ria­per­ta nuo­va­mente al cul­to, nei pri­mi decen­ni del XIX sec­o­lo, ormai abban­do­na­ta, venne demoli­ta in gran parte e i suoi mar­mi furono uti­liz­za­ti nel­la costruzione e nel­l’arredo del­la nuo­va chiesa par­roc­chiale. «Gli scavi arche­o­logi­ci con­tin­uer­an­no sot­to la direzione del­l’arche­ol­o­go Mani­car­di, gra­zie ad un finanzi­a­men­to regionale», con­tin­ua Tamà, «abbi­amo inten­zione di inda­gare un trat­to del­l’an­ti­co inse­di­a­men­to sul­la som­mità del colle, all’in­ter­no del­la base Nato, che ha autor­iz­za­to alcu­ni scavi e sag­gi in vic­i­nan­za del­la recinzione». Queste nuove scop­erte del­la Bas­tia potran­no essere vis­itabili in futuro, rap­p­re­sen­tan­do un inter­es­sante sul­la som­mità del San Michele, com­ple­ta­to dal vici­no per­cor­so del­la salute e da un’area attrez­za­ta per pic-nic, già pre­sen­ti nel­la pine­ta cir­costante.

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