giovedì, Aprile 25, 2024
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Il missionario salesiano Giuseppe Venturelli, nato sulle rive del Mincio, si appella ai suoi concittadini. «Ho bisogno di professionisti che vengano volontari a Juazeiro per alcune settimane»

Cerca aiuti per fare una basilica in Brasile

Il missionario valeggiano Giuseppe Venturelli sta erigendo a Juazeiro in Brasile la basilica del Sacro Cuore, dedicata a padre Cicero, una figura conosciuta in tutta la nazione e paragonabile a padre Pio anche per la sua storia travagliata che lo vide in conflitto con la chiesa locale per le idee sociali. Recentemente Venturelli è tornato in Italia per fare il punto con i confratelli salesiani sulla situazione di quest’opera monumentale (l’asse centrale è stato collocato a 36 metri di altezza) e per lanciare un appello ai veronesi e ai suoi compaesani: «Vogliamo dare risposte ai milioni di pellegrini che vengono a visitare Juazeiro do Norte: abbiamo bisogno di tante figure professionali che vengano a fare del volontariato per alcune settimane: dall’artigiano all’animatore, dal medico, in particolare se interessato all’omeopatia, a chi s’intende di rimboschimento. Infatti vogliamo trasformare in parco naturale 200 ettari di collina in modo da collegarli alla basilica; sulla cima del colle c’è la statua dedicata a padre Cicero, alta 27 metri, e che è la più famosa del Brasile dopo quella del Cristo di Rio de Janeiro, tanto da essere riprodotta sulle schede telefoniche». Porta aperta anche al turismo sociale di chi voglia fermarsi almeno una ventina di giorni ed entrare quindi in contatto con la realtà del luogo e con la figura carismatica di padre Cicero Romao Batista. Questi, pur vestendo ancora l’abito talare, entrò in politica e divenne prefetto di Jauzeiro nel 1911 e vicepresidente dello Stato del Cearà; quando morì nel 1934 a 90 anni venne considerato santo dalla popolazione locale. A Venturelli, nato da una famiglia di agricoltori, arrivato la prima volta in Brasile nel 1978 (in Italia s’era laureato in sociologia con una tesi sul Brasile, fatta sparire subito perché allora nel paese sudamericano c’era la dittatura), tocca ora il delicato compito di gestire le complesse operazioni amministrative e legali con tutti i loro risvolti sociali. «Intorno ai due milioni di pellegrini che visitano annualmente la collina», continua il missionario salesiano, «si muove tutta l’industria locale incentrata sul turismo, sull’artigianato e sull’agricoltura, ma vi sono anche centinaia di persone che campano di piccoli espedienti. Uno dei compiti più difficili che ci siamo prefissi è combattere la microcriminalità che sfrutta i pellegrini». Un primo aiuto al missionario concittadino c’è stato: gli è stata consegnata una parte del ricavato dalla vendita del libro in dialetto “Migole de stagnà”, realizzato da Antonio Bettio col concorso del Comune e della Pro loco e la cui seconda edizione è esaurita. Il restante incasso è stato devoluto ai missionari valeggiani Enrico Cordioli, attualmente in Portorico, Lucia Giacomelli, nel Togo, Giovanna Valbusa, in Uganda.

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