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I rabdomanti sono fanfaroni o sono effettivamente dotati di poteri pa-ranormali? Riescono davvero a scoprire falde acquifere sotterranee con una bacchetta di legno o di metallo o vendono fumo?

Geologi contro rabdomanti

I rabdomanti sono fanfaroni o sono effettivamente dotati di poteri pa-ranormali? Riescono davvero a scoprire falde acquifere sotterranee con una bacchetta di legno o di metallo o vendono fumo? Il caso è salito all’onore delle cronache una decina di giorni fa su “L’Adige” quando in una perlustrazione di massima nella piana di Nago, per cercare dell’acqua per i contadini, la ditta di trivellazione, consultata dal locale Consorzio di miglioramento fondiario, si è avvalsa dell’ausilio di Rino Pellegrini, 75 anni ben portati, rabdomante di Palù di Giovo.Interviene sull’argomento, a titolo personale e con una articolata considerazione, il geologo Piergiorgio Pizzedaz, che, tra l’altro, è vicepresidente e segretario dell’Ordine dei geologi del Trentino-Alto Adige.«Agli inizi dell’800 è stato coniato il termine “rabdomante”, inteso come colui che è dotato di “elettrometria animale”, e cioè di una imprecisata sensibilità all’acqua, ai minerali e ad oggetti diversi, anche se distanti, sensibilità che sarebbe rilevata da bacchette forcute, pendolini, chiavi ed altri oggetti di fantasia. Credo che il fenomeno della rabdomanzia – spiega Pizzedaz – non sia da negare ma ritengo anche che questa sensibilità, per chi la possiede veramente, sia un qualcosa di generico e non fornisca comunque indicazioni precise. L’esperienza e prove specifiche hanno, infatti, testimoniato come, nella stessa area, rabdomanti diversi “sentano” normalmente cose diverse. La conseguenza pratica è che i risultati negativi sono più di quelli positivi. Mi spiego: dove l’acqua esiste diffusamente nel sottosuolo, come nella maggior parte dei fondivalle, qualsiasi persona può dire di sentirla e il rabdomante sbaglia tutt’al più negli unici dati importanti, che sono la profondità e la quantità. Nelle zone povere d’acqua gli insuccessi non sono affatto rari e superano di gran lunga i successi.Sarebbe interessante – continua – avere qualche statistica in tal senso, ma i risultati negativi sono tenuti ben nascosti perché anche il cliente è portato (umanamente) a non divulgarli, a non far sapere che ha buttato denaro al vento. Ancor più non divulgheranno l’insuccesso quelle persone o enti che ricevono contributi pubblici per perforare pozzi a scopo di ricerca in punti individuati con la pratica divinatoria della rabdomanzia.Nella nostra professione di geologi siamo riusciti a carpire con le pinze qualche indiscrezione e così posso citare insuccessi di rabdomanti “di grido” a Cavedine, Lasino, Lagolo, Calavino, Terlago, Arco, Drena, Andalo, Vervò, Villazzano, Povo e così via. È innegabile che nel campo delle ricerche d’acqua la fama dei rabdomanti superi quella dei geologi, perché i rari successi dei primi vengono strombazzati ai quattro venti, mentre i geologi esercitano la loro professione con serietà e riservatezza».Nessun rabdomante, poi, accetta di farsi carico del non indifferente costo del pozzo se non si ottenesse l’esito “sentito”. Si lascia l’onere del pozzo al cliente, senza alcuna garanzia se non la sua fama. «E – aggiunge Pizzedaz – il rabdomante non _ accetta nemmeno offerte di guadagni molto più sostanziosi a patto che riesca a portare alla luce l’acqua a proprie spese. Personalmente sono a conoscenza solo di un paio di casi (Lasino, Cavedine) in cui è stato accettato questo tipo di accordo, entrambi con esito negativo e con conseguenze pesanti per le ditte di perforazione che erano state coinvolte nell’ “affare”».Pizzedaz torna sul caso di Nago: «Devo pertanto smentire l’affermazione della ditta di trivellazione di Ala (L’Adige del 23 gennaio) dove i geologi ammetterebbero la validità della rabdomanzia. Noi sappiamo che l’acqua c’è in qualsiasi sottosuolo; basta perforare senza limiti di spesa. Prima o poi si trova. Ma se nei fondivalle bastano l’esperienza popolare o poche notizie per risalire alla profondità e potenzialità della falda, sui versanti delle nostre valli il problema diventa più complesso e qui ricorriamo alle tecniche dell’idrogeologia che variano da zona e comune.Per quanto riguarda i successi dei rabdomanti dove i geologi davano responsi negativi, si tratta di eventi rarissimi. In altre parole, c’è il geologo che cerca l’acqua con scienza e coscienza e c’è chi “ci indovina”» come riconosce anche il titolare della ditta di trivellazione nell’intervista riportata nell’articolo de L’Adige. «Per quanto riguarda l’affermazione che tutte le ditte di trivellazioni si affidino ai rabdomanti, va considerato che queste sono pagate per perforare il sottosuolo, indipendentemente dal fatto che l’acqua ci sia o no. E logico che loro seguano chi procura occasioni di lavoro e non deve quindi meravigliare se c’è anche chi va a braccetto con il rabdomante tutti i giorni.

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