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A Bardolino il battesimo di una nuova confraternita, a Torri una tradizione ormai consolidata a livello nazionale

Gli amici del Custoza brindano con il Novello

La festa del Novello è stata occasione per tenere a battesimo la neo confraternita del vino Bianco di Custoza. Si tratta dell quarta confraternita in campo vitivinicolo nella nostra provincia, dopo quella del Bardolino, dello Snodar (il Sovrano nobilissimo ordine dello Recioto) della Valpolicella e dell’imperiale Castellania del Soave. Il gran custode della nuova confraternita è il giornalista Morello Pecchioli. «Custode», precisa Pecchioli, «in quanto il richiamo è a Custodia il nome primitivo di Custoza, villaggio sorto con ogni probabilità intorno a una vedetta costruita nel lungo periodo della guerra tra mantovani e veronesi verso la prima metà del secolo XIII». «Custode» pertanto, assieme agli altri otto confratelli tutti produttori di vino, della tradizione e del buon nome del prodotto delle terre del Custoza. «Un confraternita bene accolta nell’ordine delle confraternite», dice Gaetano Zeni gran maestro di quella del Bardolino, «se l’obiettivo, oltre a dare immagine ai prodotti di casa nostra, è quella della promozione dei vini veronesi». Da qui la proposta di dare vita, in sintonia con la Camera di commercio, a una manifestazione collegiale con presenza delle quattro confraternite alla fiera del turismo di Berlino uno dei più significativi appuntamenti a livello internazionale in campo turistico. «Stiamo vivendo una concorrenza spietata nel mercato vinicolo», mette in risalto il gran maestro dell’ordine del Bardolino, «tra due mondi contrapposti: quello dei produttori del “vecchio mondo” rappresentato nel settore da Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Ungheria più qualche altro paese e quello del “nuovo mondo” con principali attori l’Australia, Stati Uniti, Sudafrica, Argentina, Cile e Nuova Zelanda in continua ascesa in fatto di esportazione di vini». Due mondi dalle concezioni di produzione totalmente diversificate: con regole ben codificate e severe nel primo, dove convivono vitigni legati a ogni zona, presenti da secoli e quindi con delle tradizioni culturali ben radicate. «Tutto all’opposto nel “nuovo mondo”», precisa Zeni, «dove la produzione non è soggetta ad alcuna norma specifica e vincolo, sia per quanto riguarda la quantità produttiva per ettaro e di lavorazione di vini, e alcuna tradizione alle spalle di salvaguardia in quanto molto recente la vocazione vitivinicola acquisita. Se poi aggiungiamo la notevole disparità esistente in fatto di estensioni di superficie vitate, minimamente paragonabili a quelle parcellizzate del “vecchio mondo” nell’esportazione». Il suggerimento che viene dal produttore Zeni per cercare di contrastare l’invadenza del prodotto del nuovo mondo vitivinicolo è quello di «aggiornare la produzione, che pur agganciata alla tradizione tenga presente il mutamento del gusto del consumatore». Inoltre che si debba maggiormente puntare a correlare il prodotto vino con la tradizione, la cultura di cui sono ricche le nostre zone a vocazione vitivinicola, in modo che il consumatore al prodotto abbini una chiara visione del territorio di produzione. «E un importante ruolo in quest’ottica», precisa Gaetano Zeni, «potrebbero assumerlo le confraternite diventando messaggere del prodotto di nicchia e motivazione al turismo come vacanza a contatto con la natura, l’enogastronomia e le proposte che arrivano dal mondo dell’arte».

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