Nella prima frenetica domenica di giugno, dove l’orda dei turisti del week-end si è sommata al classico «tutto esaurito» dell’Ascensione (ponte lungo dei tedeschi), rendendo tutto l’alto Garda assai simile ad una bolgia di indemoniati «conquistatori del territorio», si segnala anche la storia, di umanità antica e genuina, di un gruppetto di nerboruti bikers tedeschi toccati nell’animo dall’inconsueta disavventura di uno di quei gabbiani bianchissimi che perlustrano la scogliera del lago in perenne ricerca o di un malcapitato pesce, oppure di qualche altra esca che abbia a sbocciare, a qualsiasi ora, tra le rocce a strapiombo. Erano le 8 di ieri quando i ciclisti germanici, lanciati sulla ciclabile che fiancheggia il Brione tra Torbole e Riva, hanno avvertito gli schiamazzi lamentosi di uno di questi gabbiani che, evidentemente accecato dalla fame del mattino, era andato a cercarsi la colazione dove non poteva: dentro la fitta rete paramassi che dal monte scende fino alla strada. Varcata la trama di filo di ferro, era poi restato beffardamente prigioniero di quella maglia metallica, incapace di ritrovare, impacciatissimo dalle ali, l’unico buco attraverso il quale era riuscito ad entrare. Anzichè tirare dritto per la loro pista, i bikers hanno avuto la buona idea di richiamare l’attenzione dei vigili del fuoco. Una robusta cesoia ha quindi fatto il resto. Soltanto che, estratto malconcio dalla sua prigione, il gabbiano non s’è subito mostrato in vena di riprendere i suoi voli maestosi e silenziosi sopra le onde. L’hanno dovuto portare in caserma, carezzare e coccolare. Finchè, poco prima di mezzogiorno, dopo ampio uso della tenerezza, che è la medicina più vecchia e più saggia del mondo, il bianco uccello ha dato segnali di decisiva ripresa; s’è sgranchito le piume e s’è alzato in cielo. Snello, leggero e riconoscente: anche a quello schizofrenico mondo della vacanza che ieri s’è ricordato di avere un cuore.
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I Vigili del fuoco liberano dalla rete paramassi un gabbiano