Il progetto di realizzare un campo da golf nell’Alto Garda trentino, un’ipotesi già affondata un paio d’anni fa con un referendum popolare, è riaffiorato per l’ennesima volta con tutto il suo codazzo di polemiche. Il green, un’idea accarezzata da tempo da una parte di albergatori e imprenditori benacensi, è stato rilanciato in maniera piuttosto maldestra nei giorni scorsi in Consiglio comunale a Riva del Garda dall’assessore provinciale all’industria e al turismo, l’arcense Marco Benedetti. Il Garda trentino, va ricordato, al contrario della sponda veronese e di quella bresciana, non può annoverare un golf tra i servizi turistici da offrire ai vacanzieri. La questione è datata e molto delicata. Tocca tasti dolenti e nervi scoperti. Da una parte ecologisti e dall’altra operatori turistici e imprenditori. Occorre andare al 1987-88 per trovare la prima traccia di progetto per un “diciotto buche” nell’Alto Garda Trentino. L’ipotesi fu avanzata da Gianni Benuzzi, allora sindaco di Dro, comune di 3.500 abitanti nell’immediato entroterra gardesano, alcuni chilometri a nord di Arco. Si era pensato di realizzarlo alle Marocche di Dro, una zona di alto pregio ambientale in gran parte tutelata come biotopo trentino, una distesa di massi originatisi da glaciazioni e antiche frane, sui quali furono, perfino, scoperti due anni fa delle impronte di dinosauro. Il progetto di Benuzzi, in ogni modo, si arenò. Nel 1999 fu il comitato Progolf, che raccoglieva l’Unione commercio e turismo dell’Alto Garda e il Coordinamento imprenditori, a rilanciare l’idea assieme alla giunta di centrosinistra di Dro. Il comitato Progolf visitò i green benacensi da quelli bresciani a quelli scaligeri, affidò il progetto di massima allo studio dello svizzero Peter Harradine, lo presentò alla stampa. Ma l’idea di intaccare le Marocche, anche se sui confini esterni del biotopo, fece insorgere gli ambientalisti. Anche la maggioranza in consiglio comunale si spaccò. Temevano danni ambientali e speculazioni edilizie attorno all’area al turisticamente “vergine” lago di Cavedine. Venne richiesto a gran voce un referendum comunale. Comitato Progolf e sindaco lo concessero sicuri di vincere. Ma non fu così. Il 14 novembre 1999 green venne bocciato da circa il 55% degli elettori. Di green, da allora, non se ne parlò più. Almeno ufficialmente. Sepolto sotto il referendum, venne anche cancellato dalle carte urbanistiche. La scorsa settimana, però, l’assessore provinciale Benedetti, a sorpresa, ha riaperto le danze. Ha riattizzato le braci spente, ha riproposto il golf a Dro, sostenuto sicuramente in questo dagli albergatori. Benedetti ha detto che occorre «superare il referendum attraverso patti territoriali» dare una qualche compensazione al comune di Dro e avviare la progettazione al più presto. L’assessore provinciale ha, però, trovato una levata di scudi da parte di Wwf e gruppi di cittadini droati: è stato accusato di non rispettare il voto della popolazione espressasi con il referendum, di non considerare l’alto valore ambientale della zona e di snobbare il comune di Dro tanto da proporre a Riva le sue idee. Benedetti, peraltro, ha messo in imbarazzo perfino quegli stessi imprenditori e politici (Gianni Benuzzi, nuovamente sindaco di Dro dopo una decina di anni) che stavano studiando un sistema meno contraddittorio e più soft per riproporre il progetto all’opinione pubblica.
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Il progetto trentino piace anche agli operatori turistici veronesi e potrebbe essere ripescato con i piani territoriali
Il campo da golf nell’alto Garda è ancora in pista dopo la bocciatura
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