Le temperature eccezionalmente rigide di questo balordo inverno cominciano a creare qualche problema all’olivicoltura. Se una quindicina d’anni fa a provocare una strage di olivi fu l’estremo rigore del gennaio, con la colonnina del mercurio fra i 10 ed i 20 sottozero, stavolta è il perdurare del freddo accompagnato dalla siccità a spaccare la scorza delle piante in un’area compresa fra sant’Alessandro e san Giorgio. Il meteo provinciale conferma: dal 10 dicembre non c’è stata giornata in cui l’acqua non abbia gelato. Dal 15 al 18 e poi dal 22 a Natale, minime fra 3 e 4 sottozero e massime fra i 5 ed i 6 gradi. L’anno nuovo ha portato un ulteriore irrigimento, con la minima assoluta, meno 5,7 alle 8,35 della mattina del 3.Nelle zone collinari, alla base della corona di monti che circondano la Busa, la siccità è maggiore (l’acqua scivola per gravità verso il basso): da Roncaglie al Brione a Padaro le piante arrestano il processo vegetativo ed aspettano la primavera. Diversa la situazione – spiegano i tecnici – nel fondovalle dove le radici continuano a trovare nel terreno umori da risucchiare. Fra la corteccia e la massa lignea del tronco continua così a scorrere linfa: poca, per fortuna. Quella risente delle temperature basse, gela e, aumentando di volume, spacca letteralmente la corteccia. Un altro segnale della sofferenza dell’albero è dato dal fatto che a scrollare il tronco, le foglie cadono. I tecnici dell’Esat hanno già riscontrato sia le spaccature che la caduta delle foglie. All’Associazione Agraria prosegue la raccolta delle olive, che non terminerà prima del 15 o 16 del mese: l’annata è molto buona sia per quantità che per qualità. Per le drupe le temperature rigide non rappresentano un problema, dato che ormai le olive sono raggrinzite avendo perso molta dell’acqua che contenevano ancora alla fine di novembre: così, per buona sorte, non gelano più.
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Busa: dal 10 dicembre minime sempre al di sotto dello zero
Il freddo sta spaccando gli olivi
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