Proseguono, nel rispetto dei termini di attuazione prefissati, i lavori di restauro e consolidamento strutturale della Dogana veneta. Un iniziale intervento con in primo piano la legatura statica dell’intero edificio, la sistemazione del tetto, la predisposizione degli impianti necessari affinché la «Grande fabbrica» diventi un contenitore per manifestazioni e spettacoli, nonché iniziative culturali. Dopo aver portato a termine i lavori di pulizia generale, la rimozione dei passanti serramenti in acciaio e vetro nella parte a lago dello stabile e del pavimento, l’intervento dell’impresa di costruzione Cesarino e Luigino Spinaroli di Valeggio è stato orientato nel predisporre un sottofondo in modo da creare un distacco tra terreno e nuovo pavimento per evitare risalita dell’acqua e dell’umidità. Nel corso degli scavi è tra l’altro emerso come il dissesto del porticato a lago sia la conseguenza di precedenti manomissioni apportate all’edificio e in particolare quando nel 1924 venne demolita la casa del doganiere e la torre del «Cadenòn»: uno scempio urbanistico, tanto più grave in quanto il complesso degli edifici «costituiva l’unico esempio conosciuto – è citato in uno scritto di Umberto G. Tessari -, ed autentico, di una architettura mercantile medioevale di cui si sono definitivamente perse le tracce». A contribuire poi al dissesto sono stati i lavori eseguiti nel 1937 per trasformare la Dogana in caso del Fascio. «Intervento che ha accelerato», fa presente l’architetto Giorgio Ugolini che con gli ingegneri Edoardo Ottoboni e Giuseppe Tosti di Perugia hanno firmato il progetto di restauro e consolidamento «la slegatura della parte a lago con il resto dello storico edificio». La necessità quindi di intervenire nelle sottofondazioni in prossimità delle aperture laterali apportate all’edificio. Contemporaneamente i progettisti, coscienti che ogni intervento doveva essere attuato rispettando l’omogeneità architettonica, si sono affidati ai suggerimenti di esperti e in particolare dello studio del restauro di Daniela Campagnola. «Soprattutto per quanto riguarda i lavori sulle murature antiche», precisa l’ingegner Ottoboni «e la parte lignea del tetto», uno stupendo gioco di travi, architravi e capriate forse mano di un componente della famiglia dei Sansovino, famosi artisti del XVI secolo. «Un compito delicato in quanto oltre al rispetto architettonico», spiega Ottoboni «è estremamente indispensabile dare sicurezza e garantire, in caso malaugurato di incendio delle parti lignee, quei tempi necessari all’evacuazione dello stabile». Lavori, quelli riguardanti questo primo stralcio, finanziamenti per un miliardo dalla Fondazione cassa di Risparmio, con conclusione prevista entro la metà marzo. Poi a seguire un secondo intervento per rendere il contenitore fruibile e cioè la nuova pavimentazione, le reti tecnologiche in grado di garantire confort, sicurezza e igienicità dell’aria in occasione di eventi e manifestazioni. Uno sforzo non da poco con impegnati i progettisti ad amalgamare quel rapporto tra «contenente e contenuto» così dissimili e apparentemente incompatibili. L’importanza e la necessità quindi di trattare l’insieme delle nuove funzioni della «Grande fabbrica» come un oggetto del tutto autonomo nei confronti della storicità del fabbricato. Ecco quindi la grande sala con gradinata a visuale sul lago capace dei contenere quattrocento persone, e all’ingresso, sul retro dalla parte della chiesetta di S. Nicolò, sotto il soppalco e la gradinata il blocco dei servizi compresa segreteria, guardaroba, il deposito generale e i quadri tecnologici. Non solo contenitore per spettacoli ma anche «luogo della memoria» con alloggiati in apposite nicchie alcuni pezzi tra i più significativi del patrimonio storico-archeologico simbolo di un territorio carico di testimonianze. L’occasione anche di vivere urbanisticamente l’intera zona rendendola fruibile direttamente dal lungolago tramite un ponte. Una Dogana veneta vista non più separatamente rispetto al paese, ma urbanisticamente tornata a essere parte integrante della storia del luogo.
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È destinata a ospitare manifestazioni, spettacoli e iniziative culturali; un auditorium con vista lago per 400 persone. Lavori per consolidare la «grande fabbrica» danneggiata per diventare Casa del fascio
La Dogana ricomincia a vivere
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