mercoledì, Maggio 8, 2024
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IL COMMISSARIO BUSCEMI

«La mia vigilia di Natale nei paesi colpiti dal sisma»

Una cinquantina le persone impegnate ogni giorno. All’opera i gruppi delle ambulanze e della Protezione civile Volontari dell’Arma, diario dalla prima linea L’Associazione nazionale carabinieri ha aiutato e confortato le famiglie costrette a lasciare le loro case Non era trascorsa nemmeno un’ora dal terremoto del 24 novembre che i volontari dell’Associazione nazionale carabinieri si aggiravano per le contrade della Valle Sabbia e dell’Alto Garda. L’allarme, scattato a mezzanotte, parlava di crolli, di possibili feriti, di gravi danni agli edifici. E loro sono partiti da Brescia, con i cani (una quindicina) ospitati nella sede di via Alberto Mario. All’inizio hanno puntato su Preseglie, temendo ci fossero persone sotto le macerie, poi a Salò. Accortisi che non bisognava cercare nessuno, sono rientrati in città con le unità cinofile. E hanno iniziato un lavoro snervante, mettendosi a disposizione del Centro operativo misto (Com), allestito nella vecchia palestra dell’Istituto tecnico Battisti di Salò. «Noi – ricorda Sergio Facchetti, responsabile della Federazione provinciale della Associazione – abbiamo diversi nuclei, dislocati sul territorio. Per il sisma sono intervenute le quattro ambulanze di Vobarno, Roè Volciano e Gambara, oltre a quelle che svolgono servizio ordinario per conto del 118. Quindi la Protezione civile di Brescia, Bagnolo Mella, Verolanuova e Breno. Dobbiamo ringraziare gli amici di Castellucchio (Mantova), Grumello del Monte (Bergamo), Desio e Brugherio (Milano). Si sono rimboccati le mani, e ci hanno dato una mano. Possiamo dire di avere avuto, in media, una cinquantina di persone al giorno. In totale: più di duecento». «Nella notte del terremoto – prosegue Facchetti – abbiamo sgomberato i bambini della Croce rossa italiana dall’edificio di viale Landi a Salò, i cardiopatici del S. Corona di Fasano, i disabili dell’Anffas di Fasano. Persone in preda al panico, che avevano bisogno di essere tranquillizzate. Nei giorni successivi, con le ambulanze, abbiamo effettuato il trasporto di dializzati o di persone che, sfollate negli alberghi, dovevano recarsi negli ospedali per esami specialistici». I dializzati, dirottati sull’ospedale di Desenzano, sono stati costretti a fare turni impossibili: chi doveva presentarsi a mezzanotte, chi a notte fonda. Con le famiglie a disagio. Proprio ieri mattina, lunedì, ha riaperto il loro reparto, all’interno dell’ospedale di Salò, che nei giorni scorsi aveva visto rientrare radiologia, i punti di prelievo (analisi) e gli ambulatori medici. Fuori, al momento, solo la psichiatria ospitata in Ortopedia a Gavardo. «I nuclei di Protezione civile – aggiunge Facchetti – si sono invece impegnati a regolamentare la viabilità nei parcheggi attorno al Battisti, a controllare gli accessi al Com, a svolgere la sorveglianza notturna». Li chiamano servizi di osservazione. «Al ponte di Clibbio 12 dei nostri sono stati lì, 24 ore su 24. A loro è capitato il compito peggiore: al freddo, sotto la pioggia, col rischio di frane. E la gente che non voleva abbandonare le abitazioni. Ricordo una ragazza, malata di paura. Compariva all’imbrunire, spettinata e spaventata, in lacrime, come una madonna dolente. Aveva solo bisogno di parlare un po’. Chiedeva un pizzico di coraggio. Non dimenticheremo più la tristezza sui volti della gente che ha perso la casa, e adesso non come fare ad aggiustarla. Abbiamo vissuto il loro dolore. E poi le 12 ore di notte a Pompegnino di Vobarno, assieme agli Alpini. Un’esperienza che ci ha segnato». Nel frattempo l’Associazione ha continuato a tenere le lezioni di primo soccorso. «Sì, abbiamo consegnato i diplomi ai partecipanti ai corsi di Carpenedolo e Gambara. Questa settimana concludiamo anche quello di Salò, che avevamo sospeso per una decina di giorni, a causa dell’inagibilità del Centro sociale. Pensavamo che, alla ripresa, molti dei 65 iscritti sarebbero rimasti a casa, preoccupati da altri problemi. Invece sono tornati tutti. Per chiudere nei tempi prefissati, abbiamo portato le serate da due a tre. Entro Natale pensiamo di distribuire gli attestati».

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