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Una pioggia di nuovi porti, tutti ad attività turistica prevalente, per 1.490 posti barca complessivi.

Solo ipotesi di lavoro ancora da valutare

Una pioggia di nuovi porti, tutti ad attività turistica prevalente, per 1.490 posti barca complessivi. Sono disegnati nelle schede in possesso della Regione e relative alla sezione portualità del piano d’area e toccano praticamente tutti i paesi della sponda veronese del Garda, ma, secondo il responsabile regionale della progettazione del piano d’area, architetto Romeo Tofano, molto difficilmente si tradurranno in realtà.I motivi di questo scollamento tra carte in circolazione e fatti concreti sono tanti, primo fra tutti quello della natura di tali documenti: «Per ora abbiamo solo un brogliaccio di lavoro, quelle schede sono state ulteriormente aggiornate e comunque, prima che la Giunta di Palazzo Balbi arrivi ad adottarle, dev’essere presentata la Vas, ovvero la valutazione ambientale strategica», afferma. Questa complessa forma di valutazione, che deve prevedere tre diversi scenari, è in corso di elaborazione. Incaricato è un terzo controllore, lo studio di architettura di Padova di Camillo Pluti. «Se va bene avremo lo studio di Vas fra un mese o due, altri sei mesi poi serviranno per arrivare all’adozione in Giunta». E poi toccherà agli ulteriori passaggi istituzionali. Sembra un tempo lungo, ma se si considera che al piano d’area si sta lavorando da oltre due anni si può anche pensare di essere a buon punto.Un altro, importante motivo che fa propendere per una profonda revisione dello schema sta nello spirito del piano d’area, che è complesso, riguarda anche l’entroterra e il Baldo, e soprattutto prevede un sistema di progettazione completamente diverso da quello del passato. «Prima», riprende Tofano, «si andava per via gerarchica, la Regione decideva e gli altri poteri locali proponevano osservazioni. Adesso si vuole ottenere una sorta di governance, una condivisione del progetto da parte di tutti i soggetti coinvolti». Tra gli obiettivi di questo cambiamento di stile dovrebbe esserci un colpo di spugna sui campanilismi. Eppure la mancanza di informazioni così ben esemplificata per il futuro porto di Lazise sembra andare in un’altra direzione. «Ma no», taglia corto l’architetto Tofano, «i nostri interlocutori sono i sindaci, ma di questi argomenti si è parlato anche due anni fa con tutti i primi cittadini in una riunione a Castion, nulla di segreto. Per gli altri passaggi istituzionali c’è tempo, ripeto, per ora abbiamo solo un’ipotesi di simulazione di piano e nulla più».Ed ecco allora il terzo punto: «Sul lago si deve cambiare logica», afferma il funzionario regionale, identificare aree di vocazione diverse. Il Veneto sulla diportistica deve cambiare linea, non si può permettere che chiunque porti in acqua qualsiasi mezzo. Può perdere olio, nafta, può portare alghe dal nord Europa. Anche ci fosse una legge, serve comunque creare una struttura sul territorio, una sorta di motorizzazione per i natanti, con spazi per depositare quelli sequestrati». Anche le competenze vanno riviste, in quest’ottica può crescere l’importanza della Comunità del Garda, bene al lavoro delle amministrazioni locali nella lotta contro le boe abusive. Ancora, il piano d’area potrebbe spingere a una revisione del trasporto merci. Un auspicio dell’architetto Romeo Tofano, che ricorda inoltre come tra gli ispiratori del quadro di riferimento ci sia stato anche il geografo scomparso Eugenio Turri: «Va ripristinato il diportismo commerciale, così da decongestinare la pressione del traffico via terra». Una scelta che andrebbe in parallelo con quanti desiderano anche il rilancio del trasporto pubblico per i pendolari e non solo a fini turistici.

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