lunedì, Aprile 29, 2024
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Si tratta dell’enorme «agave americana», di origine messicana, posta nella parte «alta» del parco, davanti ad un piccolo prato all’inglese che le fa quasi da piedistallo.

Ultimo atto della sua lunga vita per l’Agave di Gardone Riviera

Gioia e rammarico a Gardone Riviera per la fioritura di un’agave «storica» del giardino botanico Hruska, oggi «Fondazione Heller». Si tratta dell’enorme «agave americana», di origine messicana, posta nella parte «alta» del parco, davanti ad un piccolo prato all’inglese che le fa quasi da piedistallo. La fioritura sarà l’ultima, emozionante azione vitale di questa pianta ammirata e fotografata ogni anno da migliaia di visitatori. Le agavi, infatti, fioriscono una sola volta dopo 10-40 anni di vita, poi muoiono. L’agave gardonese ha certamente più di trent’anni, molto probabilmente è arrivata ai quaranta: era citata in uno degli ultimi censimenti effettuati da Arturo Hruska, il dentista di origine cecoslovacca con l’hobby della botanica che ha costruito il parco tra il 1903 e il 1971. Il fiore è spuntato nei giorni scorsi, ma la fioritura avrà un corso molto lento. Per ora c’è solo il germoglio, una specie di enorme asparago che spunta dal grande ciuffo basale di foglie carnose e spinose. «La fioritura – ci spiega il botanico gardonese Piercarlo Belotti – giungerà al culmine in piena estate, nel mese di luglio. I fiori di colore giallastro avranno l’aspetto di una grossa pannocchia posta alla sommità di un lungo scapo che fuoriesce dal ciuffo di foglie. Sono fiori ricchissimi di nettare e molto visitati dagli insetti. Il deperimento della pianta sarà un processo lento, durerà circa un anno e alla fine l’agave avrà concluso il suo naturale ciclo vegetativo». L’agave americana è comunissima in Italia, soprattutto lungo i litorali marittimi, ma quella del giardino botanico è certamente una delle più longeve ed importanti che si possano ammirare. Ovviamente non è la sola «gemma» della Fondazione Heller, uno dei pochissimi esempi in Italia settentrionale di giardino privato di grande interesse botanico sviluppato in uno spazio relativamente piccolo: 8.5000 mq che racchiudono un patrimonio vegetale enorme. Nel 1986 un censimento eseguito dal prof. Belotti diede i seguenti risultati: 58 alberi, 118 arbusti, 22 rampicanti, 275 erbe perenni, 15 erbe annuali, 4 palme, 18 felci e una ventina di ibridi vari. Numerosissime le specie presenti, in rappresentanza delle più svariate zone climatiche del pianeta: centinaia quelle europee ed asiatiche, decine quelle americane, africane e australiane. Una collezione più unica che rara nel Nord Italia. Tra tante piante, la più famosa è forse la «Metasequoia Glibtostroboidees», esemplare di un grande albero i cui semi fossili furono trovati in Cina nel 1945. Sette anni dopo una piantina di questa rarità botanica è in possesso del dottor Hruska che la mette a dimora nel suo giardino, confidando nel dolce clima gardesano e nelle cure di Angiolino Amati, il fedele giardiniere. Il risultato di tanti sforzi oggi tende le sue possenti fronde al cielo. Agli interessi botanici il giardino affianca quelli artistici. Il proprietario, l’artista austriaco André Heller, pur continuando a riservare le dovute cure al patrimonio vegetale (imposte tra l’altro dallo status di bene protetto del giardino, sottoposto a vincolo ministeriale) ha infatti voluto dislocare tra le ambientazioni botaniche del parco sculture contemporanee di artisti come Keit Haring, Roy Lichtenstein, Mimmo Paladino.

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