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Sabato in sala conferenze dell’edificio la presentazione a cura della Francesco Fontana. La storia e i restauri del monumento con disegni originali e foto

Un libro racconta la Dogana veneta

Nuova opera editoriale dell’associazione culturale Francesco Fontana, in occasione del restauro conservativo della Dogana Veneta. Un concentrato di ricerche curato da due illustri studiosi, Stefano Lodi e Gian Maria Varanini, che in oltre 140 pagine racconta uno spaccato della storia gardesana.Il libro, appena stampato, verrà presentato sabato alle 17 nel centro convegni della Dogana Veneta. È edito per i tipi di Cierre Edizioni di Sommacampagna; all’edizione hanno contribuito, oltre ai curatori Lodi e Varanini, anche Giuliano Sala, Massimo Zanca, Marizio Zangarini, Maria Grazia Martelletto, Massimo Mannucci, Olivia Pignatelli, i quali hanno ricostruito la storia di questo monumento unico. Va anche segnalata la vera anima di questo importante lavoro: Sergio Marconi, che ha seguito tutte le fasi della realizzazione dell’opera con pazienza e passione.Gian Maria Varanini e Giuliano Sala aprono il volume con la presentazione della Dogana nel suo contesto storico: «Guerra, pace e contrabbando sul lago di Garda tra signoria scaligera e stato regionale (secoli XIV-XVI)». L’obiettivo di queste note è teso ad approfondire il problema del controllo militare esercitato sul lago, con mezzi navali, dai poteri che governarono Verona e il suo distretto nel tardo medioevo.La storia e le funzioni della Dogana Veneta sono descritte da Stefano Lodi, Massimo Zanca e Maurizio Zangarini. I testi sono corredati da disegni del tempo, carte, piante del monumento.Una particolare attenzione è dedicata al processo di restauro dell’edificio, durato circa cnque anni fra studio, progettazione e realizzazione.Maria Grazia Martelletto, funzionario della Soprintendenza ai beni architettonici e per il paesaggio, pone in evidenza tutti gli interventi che sono succeduti sulla importante struttura immobiliare nel corso del novecento. Massimo Mannucci, invece, si sofferma con attenzione sulla copertura della dogana, con un’indagine sullo stato di conservazione della stuttura lignea. Olivia Pignatelli conclude la fase del restauro con la datazione dendrocronologica delle stutture lignee della copertura, risalenti al periodo 1364 – 1395.Il libro si chiude con un’ importante rassegna fotografica relativa a tutte le fasi del restauro: murature, fondazioni, capriate, portoni, finestre, luci, merlature, serramenterie e impianti. «Ci sono edifici che da sempre svolgono un ruolo importante nella vita sociale, civile, economica di una comunità», spiega il presidente della Francesco Fontana, professore Giulio Rama, «e le pagine di questo libro documentano quanto la Dogana veneta sia stata nel corso dei secoli un luogo centrale nella storia di Lazise, monumento che ha saputo svolgere nelle diverse epoche funzioni significative nella vita militare, economica e sociale della nostra città».«Il valore di un recupero architettonico che si colloca nel quadro culturale contemporaneo viene ad essere, oggi, particolarmente esaltato nel suo contesto spaziale e nella sua cornice ambientale e paesaggistica», segnala Gianna Guadini, soprintendente ai Beni architettonici di Verona, «ed è il caso di ricordare come i grandi progetti di ogni epoca siano stati aderenti a scelte e soluzioni affini agli ideali di quel medesimo periodo. In tempi correnti si coglie l’esigenza di collegare il retaruro alla ricucitura e al risanamento dei grandi scenari dell’achitettura e della natura. Alla luce di tali consierazioni risulta immedato l’apprezzamento e il pubblico rilievo che l’intervento sull’ ex dogana assume».«La Dogana veneta è l’edificio che più rappresenta Lazise e la sua storia», dice il sindaco Renzo Franceschini, «a differenza di altre costruzioni come il castello scaligero, continua ad avere un ruolo eccezionale di continuità nello sviluppo delle relazioni culturali, civili ed economiche della comunità lacisiense. Il restauro effettuato colloca il monumento in una prospettiva di nuove attività legate al turismo congressuale, artistico-culturale, espositivo museale, concertistico, pur rimanendo punto di riferimento per le necessità di rappresentanza civica per l’intera comunità di Lazise».

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