martedì, Aprile 23, 2024
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Iniziative per salvare l’ospedale

Una lettera a Ciampi solidarietà dal vescovo e sciopero della fame

L’Associazione dei disabili motori si rivolge al presidente della Repubblica per la tutela dell’ospedale di Malcesine. Roberto Bassi, presidente dell’Aidm, l’associazione dei disabili motori, ha infatti scritto a Carlo Azeglio Ciampi per «coinvolgerlo e chiederne l’aiuto» a difesa del nosocomio dell’alto lago. «Come già ha avuto modo di informarLa il deputato Luigi Olivieri nella sua lettera del dicembre 2002», ha precisato Bassi «la Regione Veneto ha decretato la soppressione dell’ospedale di Malcesine, unica struttura in Italia dove i disabili motori trovano soddisfacimento alle loro esigenze di cura e riabilitazione». Successivamente, Bassi ricorda le tappe della battaglia condotta finora «dalla associazione e dall’intera società lacustre» contro la prevista chiusura del nosocomio: dalla tappa in carrozzella Malcesine-Venezia, alle 80 mila firme, raccolte in tutta Italia e raggruppate in una petizione «che il presidente della Giunta regionale, Giancarlo Galan, non ha voluto ricevere», come «non aveva ricevuto neppure i membri della associazione», fino alle iniziative parlamentari e alla visita all’ospedale da parte del sottosegretario al ministero della Salute, professor Antonio Guidi, il 6 novembre scorso. Partendo poi proprio dalla visita del sottosegretario, Bassi ha ricordato come pure il parlamentare abbia «espresso apprezzamento per l’attività specialistica svolta a Malcesine», e abbia indicato «l’esigenza che l’ospedale debba essere potenziato, rispondendo a interessi non solo regionali o nazionali, ma pure internazionali». E dato che Guidi, proprio al termine della visita a Malcesine, aveva chiesto ai disabili motori di «sospendere le iniziative di protesta per dare modo a chi doveva decidere sul destino di Malcesine di riflettere in un clima di serenità e non di tensione», Bassi ha voluto rendere noto al presidente della Repubblica di aver accolto il suggerimento di Guidi, e di aver «temporaneamente sospeso tutte le forme eclatanti di protesta, che erano state già decise». Con una importante eccezione, però: quella dello sciopero della fame. «Da lunedì prossimo infatti», conferma Bassi «inizierò lo sciopero della fame e resterò all’interno dell’ospedale di Malcesine, come pressione nei confronti della Regione, che tutt’ora prosegue nel suo silenzio nei confronti delle nostre istanze». Bassi ha rappresentato questa situazione anche al presidente Ciampi e, in chiusura della lettera, ha chiesto un «Suo ulteriore intervento per scongiurare eventi drammatici, allo stato attuale difficilmente preventivabili». Intanto sul tavolo di Bassi è arrivata una lettera tanto attesa quanto gradita: quella del vescovo di Verona, padre Flavio Roberto Carraro, indirizzata al presidente della Regione Veneto e per conoscenza al presidente dei disabili. Il vescovo si fa «portavoce degli associati Aidm», come si legge nella missiva, dato che «la situazione dell’ospedale appare alquanto confusa e senza apparente sbocco. Ciò sta creando un comprensibile, forte disagio, soprattutto per i disabili motori e per le loro famiglie, che utilizzano l’ospedale per le loro esigenze di cura e riabilitazione». Di qui, la «umile richiesta di conoscere gli orientamenti della Regione Veneto», così da «offrire, mi auguro di cuore, risposte concrete e rassicuranti circa la permanenza della struttura al servizio dei disabili e della popolazione lacustre». Vedremo quindi che risposte incasseranno ora i disabili, a fronte di quanto fatto ma, soprattutto, di quanto annunciato ai primi di novembre, in modo più o meno velato, dal segretario generale del comparto socio-sanitario, Franco Toniolo. E cioè, relativamente al nosocomio gardesano, il potenziamento dei poliambulatori, la persistenza di un punto di primo intervento e, in pratica, la chiusura della divisione di chirurgia ortopedica generale, eccezion fatta per le attività di chirurgia necessarie esclusivamente ai poliomielitici. Attività chirurgica ortopedica per i poliomielitici che, però, non sarebbe più del dieci per cento di tutta la attività di chirurgia svolta dal nosocomio lacustre, secondo i conti resi noti proprio dall’associazione dei disabili motori.

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