giovedì, Aprile 25, 2024
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Renato Ischia, Mario Matteotti e Gianni Pellegrini rappresentano autorevolemente il nostro Novecento Scelti (senza dare adito a sospetti) per la mostra omaggio

Tre artisti gardesani a Palazzo Trentini

Sono Gianni Pellegrini, Mario Matteotti e Renato Ischia a rappresentare artisticamente l’Alto Garda nell’Arte Trentina del’900, la rassegna artistica ospitata in questi giorni a Palazzo Trentini, a Trento. La rassegna, fortemente voluta dal presidente Cristofolini a conclusione di una documentazione pressoché completa (naturalmente, non esaustiva…) sulla storia dell’arte trentina, comprende grazie al suo curatore, Maurizio Scudiero, i più noti rappresentanti degli artisti che operano sul territorio.Nel nostro caso, si tratta indubbiamente di artisti affermati e riconosciuti dalla critica, insomma”aldifuori di ogni sospetto” di preferenze o altro. Mario Matteotti, presente alla rassegna trentina con un eccezionale dipinto di”Arco” del 1986, nonostante l’incalzare spesso irruente dei”giovani” attraverso le nuove correnti del”Postmoderno” e dei gruppi dei”Nuovi-nuovi”, conferma la sua vitalità aldilà della Babele dei linguaggi e delle correnti contemporanee. Così è in grado, sul troncone del figurativo, anzi superando le istanze contrapposte del figurativo-astratto, di dare con i suoi incantati paesaggi una nota originale di aderenza formale al”reale” così come lo vede e lo sente egli stesso, immedesimandosi nel territorio.Renato Ischia, lo scultore di Arco che alla fine degli anni Settanta è ritornato in Trentino dopo i dieci anni passati a Parigi, si esprime in un tipo di arte del Post-astrazione. La poetica dell’artista può essere definita, ma forse a torto,”neomanierista” per la spettacolosa abilità tecnica, le estenuate raffinatezza del tratto, che indica sensualità allucinata o contraddizioni laceranti, sia nelle torri che nelle figurazioni successive. A sua volta Gianni Pellegrini si avvicina all’esperienza di Astrazione Oggettiva, in un percorso verso la semplificazione del segno, le graffiture e l’indagine sullo spazio pittorico inteso in senso assoluto, senza paesaggio, figurazioni o quant’altro possa disturbare la contemplazione dell’essere. L’idea di pittura minimalista viene seguita da Gianni Pellegrini in senso radicale, tendente anche nelle ultime opere alla conquista del rapporto ombra-luci grazie alle”ombre” che appaiono in controluce in tele monocromatiche.Sulla sfondo naturalmente rimangono i”maestri”, a partire da nomi come il prof. Pignattari. Ma sono i”giovani” a farsi strada, con le nuove generazioni dei Pellegrini e Ischia, affiancati da tronchi assodati come Mario Matteotti. La mostra sugli artisti trentini rimane aperta a Palazzo Trentini, a Trento, fino al 28 ottobre.

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