venerdì, Aprile 19, 2024
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Da Pasolini a Claudia Cardinale, a Antony Hopkins grandi registi e grandi attori protagonisti sul lago

Il Garda è stato protagonista di numerose avventure cinematografiche

Il Garda è stato protagonista di numerose avventure cinematografiche. A cominciare da «Salò o le 120 giornate di Sodoma» (1975) di Pier Paolo Pasolini, il film più famoso e scabroso. Il regista-scrittore-poeta trasferì sul lago i personaggi e gli eventi dello scandaloso romanzo del marchese De Sade. La trama: ai tempi della repubblica di Benito Mussolini, quattro fascisti (il duca, il monsignore, l’eccellenza e il presidente) fecero sequestrare giovani di entrambi i sessi, usandoli per il loro piacere.

Il produttore Alberto Grimaldi venne processato (e assolto) per «corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico». Pasolini fu assassinato a Roma, prima che il film fosse proiettato in pubblico. Tra le curiosità: una ripresa del lungolago di Gardone Riviera, con la scritta del luogo trasformata in Salò. Fece chiacchierare anche «Il letto in piazza» (sempre del ’75) di Bruno Gaburro, un veronese che, da giovane, aveva studiato all’istituto S.Orsola di Salò.

Da un romanzo di Nantas Salvalaggio, il veneziano vissuto a lungo a Moniga, uscì la storia scollacciata di un impenitente dongiovanni gardesano (Renzo Montagnani) innamoratosi di una ragazza americana (Rossana Podestà). Una scena (Montagnani con il sedere nudo sul campanile del Duomo, di cui ora si sono festeggiati i 500 anni) venne girata di notte, senza informare nei dettagli il parroco che, il giorno successivo, appena saputo, andò su tutte le furie. Negli anni ’70, in «Moschettieri del mare» , tre pirati si impossessavano di un galeone (rimasto ancorato a lungo nel porto di Peschiera), andando a Maracaibo. Tra i protagonisti, Anna Maria Pierangeli e Carlo Ninchi. Regia di Steno (Stefano Vanzina). «Tiro al piccione» di Giuliano Montaldo, con Eleonora Rossi Drago, Jacques Charrier, Francisco Rabal, Sergio Fantoni, Gastone Moschin e Franca Nuti, presentò la lotta partigiana vista dalla parte dei fascisti.

In «Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico» , interpretato da Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, la Wertmuller inserì una serie di immagini dell’isola Borghese-Cavazza. Nell’87, a punta S.Vigilio (villa Guarienti), sul battello Zanardelli, a Sirmione (Villa Cortine), Pozzolengo, Borghetto, Valeggio e Solferino, l’ungherese Pal Sandor girò «Miss Arizona» , con Marcello Mastroianni, Hanna Schygulla e la debuttante Alessandra Martines. Le comparse vennero selezionate nel municipio di Gargnano. Ci fu fatica a reperire soprattutto pescatori. «Sono queste le facce che occorrerebbero», diceva sconsolata Franca Albasini, incaricata di reperire volti espressivi. E mostrava le foto scattate nei pressi del Cantinone di Salò, di fedeli avventori che sprizzavano un amabile profumo di Groppello e Chiaretto.

In precedenza (1984) il lago aveva ospitato la troupe di Alberto Negrin per «Io e il duce» , quattro puntate da un’ora ciascuna, sui canali Rai. Straordinario il cast. Mussolini era Bob Hoskins, l’attore di film come «Il nemico alle porte», «Un pesce di color rosa», «Chi ha incastrato Roger Rabbit», «Cotton Club». Galeazzo Ciano era Antony Hopkins (l’attore del celebre «Il silenzio degli innocenti», mentre Edda Ciano era Susan Sarandon (famosa protagonista di decine di film di successo, uno per tutti «Thelma e Louise»). Donna Rachele era invece impersonata da Annie Girardot (protagonista in «Rocco e i suoi fratelli» e «Metti una sera a cena»). Claretta era invece Barbara De Rossi, mentre Fabio Testi era nei panni di Lorenzo. Alcune scene vennero girate a Villa Feltrinelli di Gargnano. «Io al Duce facevo la pipì addosso – disse l’assessore comunale Gianfranco Scarpetta a Negrin, che si documentò su tanti episodi -. Allora avevo appena un anno, lui mi prendeva tra le braccia e io una volta scambiai i suoi gambaloni per un… vespasiano». Non mancarono le delusioni. «Più che la comparsa, io ho fatto la… scomparsa – disse una ragazza -. Perchè le due o tre scene in cui apparivo sono state irrimediabilmente tagliate». In «Claretta» , sempre dell’84, con Claudia Cardinale (il regista era suo marito, Pasquale Squitieri), Nancy Brilli, Catherine Spaak, Michele Placido, Giuliano Gemma e Maria Marcader, la moglie di Vittorio de Sica, c’era uno straordinario Ferdinando Briano, un pittore originario di Zara.

Impersonava Benito Mussolini, cui assomigliava come una goccia d’acqua. Davanti a lui, qualche buontempone scattava sull’attenti, in un grintoso saluto romano. Al Vittoriale un anziano passante lo scambiò per il Duce, e gli disse: «Come sono emozionato, nel rivederla dopo tanti anni!». Lui firmava gli autografi così: «Tuo, Benito». Un gruppo di ragazzi, vedendolo al balcone, mentre improvvisava un discorso, reagì invece a suon di sberleffi. La troupe lavorò soprattutto a Villa Turati di Gardone Riviera, l’ex sede dell’ambasciata giapponese arredata di mobili e tappezzerie d’epoca.

Nel ’95 ecco Enzo Iacchetti, Vanessa Gravina e Carlo Croccolo in città, a Desenzano (nell’Istituto dei Padri Roganionisti, al Senso Senso), Valeggio, Salò e Gardone Riviera (Grand Hotel, Villa Alba), per «Come quando fuori piove» , ancora di Bruno Gaburro. Nel ’92 Eckhart Schmidt girò «Der Sandmann» , «Il mago Sabbiolino», da un racconto di Hoffmann. Fu utilizzato anche il diroccato Savoy, ma il film passò senza lasciare traccia. Adesso i tedeschi sono tornati.

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