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Vescovo e Malossini verso l'accordo. Il Conventino alla Curia?

Messe non pagate: il compromesso è vicino

E’ passato giusto un anno da quando il vescovo monsignor Luigi Bressan, nel corso di un banchetto a Castel Toblino, porgeva al sindaco di Riva, Cesare Malossini, una letterina destinata a suscitare clamore negli ambienti municipali. La missiva – come si ricorderà – conteneva la garbata richiesta di scucire alla Curia la non disprezzabile somma di 984 milioni, a saldo di 64.972 Messe che il Comune avrebbe dovuto far celebrare nella chiesa dell’Inviolata dal 1964 al 2000. Messe che il Comune – a giudizio del Vescovo – «doveva» ai benefattori della Chiesa per via di un antico contratto stipulato tra Municipalità e Diocesi allorchè, in seguito alle secolarizzazioni napoleoniche, l’Inviolata era passata dal clero al governo laico cittadino. Un «onere missario» onorato appunto fino al 1964 e non più oltre.Ad un anno di distanza dalla richiesta di monsignor Bressan, la questione è andata chiarendosi. Soprattutto grazie ad una consulenza che l’avvocato Renato Ballardini ha fornito al sindaco. Dall’esame della situazione fatto dal legale, il vincolo del Municipio alla celebrazione delle Messe sarebbe molto più labile di quello che la Curia ha lasciato intendere. Tolte le Messe cadute in prescrizione, ne resterebbero al massimo 600, per una valore di nemmeno 10 milioni. E non solo: l’onere residuo sarebbe facilmente cancellabile, procedendo con apposita istanza al’Ufficio tavolare.Appurato questo – ed appurato invero che anche la Curia ha una posizione molto meno intransigente di quanto si potesse pensare – si profila ora, in tempi brevi, un incontro tra il sindaco Malossini e il vescovo Bressan. L’appuntamento è stato abbozzato nel corso dell’ultimo, quasi casuale «incrocio» tra le due autorità: sabato scorso nella chiesa di San Giuseppe, quando Bressan ha ordinato prete padre Loris Floriani.Malossini e il vescovo si vedranno quindi verso fine luglio per chiudere una volta per tutte, con un accordo, l’annosa vicenda delle Messe non celebrate. Il compromesso, come abbiamo già ventilato, dovrebbe passare attraverso la cessione alla Curia dell’ex Conventino dell’Inviolata, che ormai da troppi anni se ne sta in stato di quasi totale abbandono. Il Comune vede di buon occhio il progetto diocesano di farne un centro di Studi ecclesiastici e si accontenterebbe del primo piano per eventuali scopi culturali. L’affare insomma si può fare. Ma le Messe, a questo punto, c’entrano poco. «Se la Curia ha i soldi per ristrutturare lo stabile – si dice in Comune – a noi sta bene di cedere l’immobile. Anche perchè un utilizzo troppo «laico» sarebbe in contrasto con l’atmosfera di preghiera e di raccoglimento che contraddistingue tutto il complesso settecentesco dell’Inviolata».

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