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Dopo il dispositivo del Tar riparte la programmazione regionale: si tratta su un «Country hospital»

Ospedale, dieci mesi e si chiude. In arrivo il centro polifunzionale

Dopo l’ultima sentenza del Tar del Veneto (tribunale amministrativo), il Comune ha pochissime carte da giocare per salvare l’ospedale. Dopo 10 anni di lotte, e nonostante due ricorsi vinti, il verdetto dato mercoledì 31 agosto dai giudici sembra non lasciare spazio a ipotesi diverse dalla chiusura. Certo, la struttura non verrà abbandonata, continuerà a contenere servizi per la salute, ma in una forma che nulla ha a che vedere con l’ospedale per acuti. L’alternativa più probabile è quella di un centro con poliambulatori e alcuni letti a disposizione del punto di primo soccorso che dovrebbero consentire, in caso di emergenza, la stabilizzazione dei pazienti da trasferire poi in città, o a Bussolengo. La dismissione — questo il termine che si trova sulle schede regionali — può implicare anche l’apertura di un country hospital, che l’amministrazione vorrebbe dotato di almeno 20 posti letto e senza che venga chiesto alcun ticket. Gli attuali reparti di geriatria con 26 letti, di medicina (16 posti) e di psichiatria (14 letti) verranno quindi eliminati entro il prossimo giugno. Molto probabile lo spostamento della Rsa mentale con 17 posti letto. Oggi funziona anche un servizio di dialisi con otto posti letto, che raggiunge i 10 d’estate. Il laboratorio è stato smantellato, ma il punto di primo intervento ha un Point of care testing (apparecchio automatico) per le urgenze. Il medico è presente 24 ore su 24. Sono numerose le specialità in poliambulatorio e c’è un radiologo, ecografie su appuntamento. Anche queste dotazioni, in parte, dovrebbero essere riviste. A livello giuridico, dice il sindaco Stefano Sandri, «Non si esclude nemmeno l’impugnazione della sentenza, ma non prima di averne esaminate le motivazioni». Intanto, entro metà settembre, l’assessore regionale alla Sanità, Flavio Tosi, incontrerà Sandri e gli altri sindaci del circondario, seguirà un’assemblea con i cittadini. Lo stesso assessore regionale spiega: «Già molto prima della sentenza, l’amministrazione comunale ha contattato la nuova giunta regionale. Questo giudizio non muta il nostro atteggiamento nei confronti di Caprino, che intendiamo dotare di un servizio utile al paese e al territorio del Baldo-Garda. Stiamo ragionando sull’ipotesi di creare un centro sanitario con polidiagnostica e una struttura adeguata al trattamento dell’emergenza affiancata da servizi di cui discuteremo nei prossimi incontri. Non è previsto per Caprino alcun reparto per acuti». Tosi elenca ancora: «Ci sarà un punto di primo intervento per garantire l’emergenza e stabilizzare il malato nelle urgenze, con qualche posto letto. Poi si ricorrerà agli ospedali di Bussolengo, Peschiera o Borgo Trento. A Caprino rimangono uno o due medici, per 12 ore al giorno o, come chiede Il Comune, per 24. Sarebbe poi prevista un’auto medica, con medico a bordo a seconda del problema. Tuttavia siamo ancora in fase interlocutoria». Verrà molto probabilmente realizzata, in quanto rientra negli obiettivi della Regione di potenziamento della rete di emergenza, una piazzola per l’elisoccorso. «Spieghermo ai cittadini che questa soluzione garantisce una gestione dell’emergenza all’altezza della situazione». Quanto alla sentenza del Tar, Tosi non ha dubbi: «Conferma la bontà della programmazione regionale». Dal canto suo il sindaco Stefano Sandri commenta: «Con il rigetto del nostro ricorso, la delibera 1015/2004 della Regione mantiene purtroppo la sua efficacia, entro il 30 giugno 2006 è prevista la dismissione dei reparti per acuti e la conversione dell’ospedale in centro sanitario polifunzionale. Pur avendo sempre insistito sul mantenimento dei reparti, nella trattativa con la Regione abbiamo puntato sulla richiesta di un numero superiore di servizi sanitari, per garantire la tutela della popolazione del comprensorio». Sarebbe in dirittura d’arrivo il country hospital (ospedale di comunità), con 10 o 20 letti in cui i malati vengono gestiti di giorno dai loro medici di base e di notte e nei festivi dalla guardia medica. La struttura andrebbe dotata di macchinari per il monitoraggio e per garantire l’assistenza riabilitativa e la prevenzione delle complicanze. Si rivolgerebbe in particolare ai malati anziani, che così non verrebbero sradicati dal territorio. La permanenza oltre i 20 giorni in questo genere di struttura prevede, secondo le disposizioni regionali, il pagamento di un ticket. «Su questo punto», riprende il sindaco Sandri, «in un incontro in Regione avevamo chiesto di non far pagare nulla a tutti i residenti nel nostro distretto, a prescindere dalle fasce di reddito. Ora attendiamo che la Regione si pronunci in merito».

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