martedì, Febbraio 18, 2025
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Missione in provincia di Cremona degli agricoltori per studiare alcuni impianti. Energia elettrica e acqua calda da usare per il teleriscaldamento

Il Comune ora pensa al biogas

Lonato pensa sempre di più a creare sul proprio territorio fonti di energia pulita e alternativa al petrolio. Alcuni giorni fa hanno preso avvio i lavori per una nuova centrale idroelettrica realizzata dal Consorzio di bonifica del medio Chiese in località Maglio. Costerà oltre 2 milioni di euro e produrrà ogni anno 2 milioni di kilowatt. Ieri un pullman messo a disposizione dall’amministrazione comunale ha portato quaranta titolari di aziende agricole nel Cremonese, per una visita ad un impianto per la produzione di biogas, inaugurato poche settimane fa. È l’ultimo atto di una serie di iniziative promosse dall’assessore all’ecologia Roberto Vanaria convinto che anche Lonato può pensare seriamente a dotarsi di questa fonte energetica alternativa. «Di questo progetto – spiega – abbiamo già discusso in commissione ecologia e poi anche in una assemblea pubblica che ha registrato una discreta partecipazione. Quello a cui sto lavorando è un impianto alimentato dai reflui suini per la produzione di mille kilowatt di energia elettrica e acqua calda. Il letame dei diversi allevamenti suinicoli non verrebbe più sparso sui terreni ma stoccato nei silos della centrale a biogas dove, dopo essere stato trattato con un apposito procedimento, produrrebbe un gas molto simile al metano. Gas che verrebbe bruciato e trasformato in energia elettrica. Si potrebbero bruciare anche diverse colture vegetali quali mais, colza, ecc.». Ma l’idea di Vanaria sarebbe anche quella di poter sfruttare l’acqua calda proveniente dall’impianto di raffreddamento per creare una sorta di teleriscaldamento. Una rete di calore che potrebbe essere usata per alimentare i termosifoni degli edifici comunali: municipio, scuole, case di riposo, palestre, centro sociale. Dopo questa verifica nelle prossime settimane sono previsti ulteriori incontri con gli agricoltori lonatesi per capire tutti i problemi logistici del caso. Il progetto, attualmente allo studio, passerebbe così alla fase tecnico-operativa. Quali sarebbero i vantaggi per l’ambiente? «Diversi – continua l’assessore -. Per esempio, con il drastico calo della fertirrigazione, ovvero lo spargimento dei liquami sui terreni agricoli, sparirebbero i cattivi odori purtroppo presenti nelle zone agricole. Effetti positivi sicuramente anche per la falda freatica, visto che la forte componente di azoto presente nei liquami è in parte responsabile dell’aumento dei quantitativi di nitrati nelle acque. Inoltre, ricordo che bruciando il letame suino per produrre un megawatt di energia si risparmierebbero decine di migliaia di mc di metano». Da un punto di vista finanziario il costo di un impianto per produrre biogas è piuttosto elevato, intorno ai 4-5 milioni di euro, ma secondo Vanaria verrebbe ammortizzato in pochi anni, portando notevoli vantaggi sulla bolletta comunale e sulle bollette dei privati che decidessero di aderire. L’obiettivo sarebbe quello di arrivare alla costituzione di un consorzio di gestione «indispensabile per l’economicità dell’intera operazione». Utopia o sfida praticabile? Lo vedremo nei prossimi mesi.

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